Napolitano: “La politica non sia guerra” a Firenze la folla lo incita a resistere

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FIRENZE – «Tieni duro, resisti presidente». Tappa nella seconda, storica capitale d’Italia, nel lungo tour dei 150 anni. E grande festa per il presidente della Repubblica, accolto dal sindaco Renzi e dal presidente della Regione Rossi a Santa Croce (e nella basilica ammira, primo visitatore, i restaurati affreschi), incoraggiato dai fiorentini a non mollare. Il clima politico che si respira nel paese è pesante. E lo racconta Giorgio Napolitano ai ragazzi che in mattinata prima di lasciare Roma aveva incontrato al Quirinale, nella giornata dedicata alla scuola, e trasmessa per la prima volta in diretta sul sito internet del Quirinale. «La lotta politica non sia una guerra continua» ammonisce il presidente della Repubblica, che ha al suo fianco il ministro dell’Istruzione Gelmini. Un avviso ai naviganti per una campagna elettorale delle amministrative trasformata, come il caso Moratti-Pisapia ha appena dimostrato, in una corrida. Il capo dello Stato invece invoca «rispetto reciproco» tra gli schieramenti che «concorrono alla conquista della maggioranza nelle elezioni». E questa mattina, nel secondo giorno della sua visita a Firenze, avrà  un nuovo incontro con gli studenti.
Stavolta universitari, che lo aspettano a Palazzo Vecchio, con tante domande pronte sul difficile momento che l’Italia attraversa. E che servono anche a Napolitano a tastare il polso al paese reale. Torna a invocare «moderazione», sempre più preoccupato per «un’Italia lacerata». Parole che vengono subito raccolte da Luca di Montezemolo, che a Roma dice «io sono sempre d’accordo con il capo dello Stato», e concorda: «Siamo circondati da un clima di violenza verbale senza precedenti, tutti contro tutti. La politica non ci manda molti segnali di speranza ma dobbiamo provarci lo stesso». E sull’offensiva anti-giudici scatenata da Berlusconi, il vicepresidente del Csm Vietti è lapidario: «Non vi sono ragioni» per dar vita alla commissione di inchiesta proposta dal premier. 
Ma, il giorno dopo l’affondo di Berlusconi che invoca più poteri per il premier e minori per il Colle, Napolitano continua a non raccogliere e piuttosto invita a non esasperare lo scontro politico per ragioni di campagna elettorale. Lo fa quando un ragazzo, nell’incontro al Quirinale, gli chiede come s’immagina l’Italia del 2061, l’Italia che festeggerà  il compleanno numero 200. «Da qui a 50 anni non so cosa sarà  l’Italia, ma quello che mi auguro è che sia più serena e sicura di sè, meno lacerata, meno divisa, un paese in cui la lotta politica non sia una guerra continua». Un’Italia che «sia rispettata in campo internazionale per quello che sa dare, per il suo contributo, e per l’immagine che può dare di sè sul piano culturale, civile e morale». E ai ragazzi che lo ascoltavano al Quirinale, e a tutti gli altri delle 150 scuole collegate via internet in tutt’Italia, ha chiesto di continuare a coltivare gli stessi ideali di libertà  e giustizia dei giovani del Risorgimento. Certo, chiarisce il capo dello Stato, «è importante che ognuno pensi al suo avvenire, al suo benessere ma guai se non si è interessati al futuro del nostro paese, alle sorti del nostro popolo, come fecero i giovani dell’epoca». Sono queste le cose importanti e non, conclude il presidente con un sorriso amaro, «quelle di questi giorni.


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