Moschee, Rom e famiglia il voto divide parrocchie e Cl

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Milano – Quelli che, complice l’Imam Dionigi Tettamanzi, come La Padania definì l’Arcivescovo uscente, vogliono far piangere con Pisapia sindaco la Madonnina, alla vista di una landa cittadina lordata da migliaia di islamici e di Rom brutti, sporchi e cattivi. 

Ormai, di fronte a questi toni, non resta che scuotere la testa e sorridere al parroco di San Galdino don Augusto Bonora e ai suoi confratelli di San Nicolao della Flue, di San Lorenzo in Monluè, del Sacro Cuore in Ponte Lambro, di Santa Francesca Romana, di gran parte delle parrocchie dei poveri e anche dei ricchi. Un’escalation di trivialità  leghista dopo la vittoria di Pisapia al primo turno elettorale che non merita più repliche. Parroci di frontiera e parroci dei quartieri alti uniti, secondo il consigliere comunale cattolico recordman di preferenze, Marco Cormio del Pd. Piuttosto che le grottesche sparate elettorali leghiste, li addolora semmai la nuova campagna bieca di Comunione e Liberazione, dopo l’accusa del Pdl di non aver sostenuto con sufficiente vigore Letizia Moratti. Si approfondisce così la frattura tra la Chiesa ambrosiana e l’esercito politico-affaristico ciellino che comanda a Milano dall’alto del grattacielo che il Celeste Formigoni si è fatto erigere a sempiterno mausoleo della sua potenza. 
Oggi, in una rovente giornata estiva, esci dalle chiese e ti imbatti in sudati giovanotti di Cl che distribuiscono volantini e fotocopie. Tra i testi più gettonati, il pensum di un collaboratore di Tempi, giornale formigoniano: «Pisapia è il portatore di una visione dell’uomo e di un progetto di convivenza civile diametralmente opposti a quelli cristiani. Berlusconi è un povero cristiano peccatore, Pisapia è, metaforicamente parlando, un Anticristo. Che le scritture descrivono come personaggio suadente. I modi gentili e l’eloquio suadente non ingannino». Un Anticristo, pensate. Al mercato di via dei Transiti, la collega Zita Dazzi ha ascoltato con le sue orecchie persino di peggio, un tripudio di cristianesimo peloso. Un giovane che distribuiva le fotocopie di un articolo di Giorgio Vittadini, capo della Compagnia delle Opere, il braccio affaristico di Cl che con la Moratti ha messo sotto il tallone la città , spiegava ai passanti: «Berlusconi è un puttaniere, ma dobbiamo votare il Pdl per difendere il valore della famiglia». Un ossimoro di raro umorismo. 
Quando non sono zingari o devastatori di famiglie, sono froci. Un altro attivista ciellino distribuiva senza un accenno di vergogna le copie di un articolo di Libero, secondo il quale Pisapia farà  di Milano la Mecca dei gay. Palazzo Marino «sarà  una sorta di camp David per pacificare la comunità  Lgbt (lesbo-gay-bisessuale e trans gender) e quella arabo-islamica, che si guardano in cagnesco. È il cuore del programma sui diritti civili che Giuliano Pisapia ha immaginato per Milano nel caso diventasse sindaco». Il cerchio si chiude, lesbiche, froci, marocchini e Rom, tutti uniti in un solo disegno criminoso. Avete capito che razza di turpe complotto ha congegnato il mite candidato sindaco del centrosinistra?
Sale il grottesco nello sprint della campagna elettorale di destra che anche intelligenze non pedestri trascinano oltre i limiti della vergogna. Un confronto “aggressivo e rancoroso”, secondo don Virginio Colmegna, che ha firmato con altri 250 sacerdoti e esponenti cattolici, poi raddoppiati, un documento di esplicito sostegno a Pisapia e contro “il degrado etico e barzellettiero”. Colmegna – sostiene l’organo di Cl – parteggia «per il candidato comunista, favorevole alla legalizzazione degli spinelli, al registro delle coppie di fatto, alla fecondazione assistita omologa ed eterologa, all’eutanasia, all’aborto e alla costruzione di moschee». E alle case per i Rom. Conferma addolorato il pio sottosegretario alla Famiglia Carlo Giovanardi. Ecco un altro Anticristo. Come spiega il giornale cattolico di Como in un intervento di un docente della Libera Università  Maria Santissima Assunta di Roma: «Se le ragioni dell’accolto fanno dimenticare quelle dell’accogliente è un problema serio. Così facendo la Chiesa si stacca dal popolo, non ne capisce ragioni, paure, sentimenti». L’accogliente non può essere così accogliente, deve essere un po’ accogliente, ma non tanto. 
Per sua fortuna il Cardinal Tettamanzi, Arcivescovo di Kabul, come lo chiamano leghisti, berlusconiani e ciellini, cui è rivolto l’attacco, era ieri a San Pietro dal Papa, con 5 mila docenti e studenti dell’Università  Cattolica per festeggiarne il novantesimo anniversario. Un’altra spina dolorosa nel mondo cattolico per i contrasti sulla nomina degli amministratori dell’Istituto Giuseppe Toniolo che dell’Università  controlla l’ingente patrimonio. Impazza anche, come fosse una campagna elettorale politica, il toto-arcivescovo per la Diocesi più grande del mondo, con fazioni che via via lanciano i loro candidati. Ormai i nomi fatti e bruciati di alti prelati si contano a decine. Una cosa è certa: se il Papa tedesco sceglierà  il Patriarca di Venezia Angelo Scola, brinderà  Comunione e Liberazione, ma non la chiesa di base, quella più nettamente schierata in questi giorni a favore di Pisapia sindaco, quasi tutta al seguito del solidarismo ambrosiano, incarnato negli ultimi decenni prima dal Cardinal Martini, poi da Tettamanzi. E prima ancora da Giovan Battista Montini, che, diventato Papa, sdoganò – secondo la testimonianza di Giulio Andreotti – la costruzione della Moschea di Roma. Tettamanzi non solo è a favore della Moschea a Milano, che sembra diventato uno dei tormentoni più aspri di scontro nell’ultima settimana di scomposta campagna elettorale milanese da parte della destra che teme ormai di perdere, ma dal pulpito del Duomo di Milano nella Domenica delle Palme ha lanciato poche settimane fa l’acuto più alto ad personam contro «quelli che agiscono con ingiustizia, ma non vogliono che la giustizia giudichi le loro azioni». Al concerto di Roberto Vecchioni per Pisapia l’Arcivescovo inviò in incognito due suoi osservatori, che tornarono impressionati dalla partecipazione e dal clima della serata. Il giorno dopo da Palazzo arcivescovile uscì l’invito a non trasformare le partite del Milan in agone politico. Per chi vuole intendere.
Nessuno sa quanto il “Fattore Chiesa” inciderà  sul voto di domenica prossima, ma il laico Pisapia “educato nel cattolicesimo” dice che l’azione apostolica del Cardinale è un esempio di “sussidiarietà  solidale”, che anche lui crede che la città  sia fatta di persone oltre che di case, perché, come diceva il Cardinal Martini, “chi è orfano della casa dei diritti, difficilmente sarà  figlio della casa dei doveri”. E, come raccomandava il sindaco della ricostruzione del dopoguerra Antonio Greppi, “bisogna fare in fretta perché i poveri non possono aspettare”. Non ci si può alzare il mattino con l’unico obiettivo di scovare un campo Rom da sgomberare, sapendo che così si sposta solo il problema.
Ecco la culla del solidarismo ambrosiano, che nella strenua difesa del berlusconismo declinante, ha perso la “mansuetudine dell’asino”, talvolta evocata dall’Arcivescovo, per fare delle terre della Madonnina e di Sant’Ambrogio un teatro di battaglia nel quale persino la Moratti, nelle mani di poteri che non capisce e non controlla, fa la faccia feroce all’avversario. Con la menzogna. In nome del garantismo ad personam.


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