by Sergio Segio | 10 Maggio 2011 15:13
Massimo Ciancimino torna nell’aula del processo Mori, chiamato nuovamente a deporre dai pubblici ministeri Antonio Ingroia e Nino Di Matteo, che accusano l’ex generale del Ros di avere favorito la latitanza del boss Bernardo Provenzano. Ciancimino torna da testimone, ma questa volta ha sulle spalle un’accusa pesante, quella di aver calunniato l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro con una lettera del padre Vito, risultata contraffatta.
FOTO Ciancimino in aula dopo l’arresto
Ciancimino entra nell’aula della quarta sezione del tribunale alle 10,45. Il pubblico ministero Di Matteo gli chiede della nomina dell’avvocato Nicolò Amato fatta nel 1993 da suo padre. “Quel nome fu suggerito dal colonnello Mori e dal capitano De Donno”, è la risposta del figlio di don Vito, che torna così a parlare dei retroscena della trattativa fra Stato e mafia.
Poi, le domande del pm Di Matteo sono tutte su un misterioso personaggio.
Il giallo del suggeritore
Già sabato mattina, in carcere, Ciancimino aveva confessato ai magistrati di avere ricevuto alcune lettere su De Gennaro da un uomo. Il nome del suggeritore (o presunto tale) è l’ennesimo colpo di scena in una vicenda già intricata. “Il nome resta coperto dal segreto istruttorio”, ribadiscono i pm in aula.
Ieri, il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e i sostituti Nino Di Matteo e Paolo Guido hanno incaricato la Dia di trovare i riscontri necessari per identificare con certezza il misterioso personaggio. E sembra che le prime conferme siano arrivate. Quella persona indicata da Ciancimino esisterebbe per davvero. Sarebbe un ex sottufficiale dell’Arma, che fu autista del generale dei carabinieri Giacinto Paolantonio, nel periodo in cui era comandante dei vigili di Palermo. Ciancimino lo ribadisce in aula.
Misteri su misteri. Come faceva un anziano pensionato ad avere delle lettere di Vito Ciancimino? Ciancimino junior sostiene che quel distinto signore gli parlò anche del “signor Franco”, l’uomo della trattativa fra mafia e Stato, ancora senza nome. “Mi disse che lo conosceva, gli chiesi di poterlo incontrare”. E alla fine, il misterioso personaggio avrebbe anche predetto un attentato. “Mi parlò di tante altre cose – così prosegue la deposizione in tribunale – mi disse addirittura di avere saputo di una telefonata del presidente della Repubblica Napolitano al procuratore di Caltanissetta, quando arrivò il mio primo avviso di garanzia per calunnia”.
Massimo Ciancimino racconta al tribunale come sarebbero avvenuti gli incontri con il misterioso personaggio: “La prima volta lo incontrai alla presentazione di un libro a Palazzo Steri, fra aprile e giugno dell’anno scorso. In quella occasione mi consegnò una prima documentazione riguardante il dottor De Gennaro”. Allo Steri, Ciancimino presentò il suo libro, “Don Vito”, era il 21 aprile 2010. “L’uomo, che mi diede anche un biglietto da visita, mi disse che doveva parlarmi – così Ciancimino prosegue – aggiunse che il mio libro era incompleto, perché mancavano i motivi dell’eliminazione politica di mio padre. Mi disse pure di essere una persona che mi conosce sin dall’infanzia, in quanto amico di mio padre, nel periodo in cui mio padre frequentava il generale Paolantonio”.
Sostiene Ciancimino che il misterioso personaggio sarebbe entrato presto in argomento: “Mi disse che era in possesso di documentazione che riguardava sia De Gennaro che Falcone, consegnata da mio padre, il quale si riteneva vittima di entrambi i personaggi”.
Ciancimino parla di quattro incontri con il vecchio amico del padre. “Dopo Palazzo Steri – spiega – ricevetti della documentazione per posta, nella mia casa di Bologna. Poi lui mi consegnò altri manoscritti e dattiloscritti, venendomi a trovare a Bologna. E mi chiese se avessi portato la documentazione già ricevuta ai magistrati. Io dissi di no. Mi precisò che voleva che io consegnassi questi documenti ai magistrati, ma mi disse che non voleva essere coinvolto”.
Perché tanta insistenza del misterioso personaggio? Di sicuro, fra quei documenti c’era anche l’appunto (in originale) in cui Vito Ciancimino aveva annotato il nome del “magistrato De Gennaro”, dopo aver visto un servizio del Tg2. È il biglietto che Massimo Ciancimino ha consegnato in Procura il 7 febbraio scorso, e che poi la polizia scientifica ha scoperto essere la “matrice” della scritta “De Gennaro”, inserita nell’ormai famosa lista (contraffatta) del “quarto livello”, con i personaggi delle istituzioni chiamati in causa per la trattativa mafia-Stato.
“Nel corso del terzo incontro – prosegue Ciancimino in aula – la persona tornò a chiedere se avessi consegnato tutti i documenti riguardanti De Gennaro ai magistrati. Alla mia conferma, mi assicurò che avrei ricevuto una lettera scritta dal dottor De Gennaro e indirizzata a mio padre. Mi disse dunque di stare tranquillo circa le accuse di calunnia che mi venivano mosse dalla Procura di Caltanissetta”. Quel giorno, il misterioso personaggio rivolse anche un appello a Ciancimino: “Mi invitò a non testimoniare ulteriormente contro il generale Mori, in quanto questi – disse – come mio padre era in qualche modo vittima della trattativa, i cui protagonisti erano Mancino e De Gennaro”.
Il quarto incontro sarebbe avvenuto nel febbraio scorso, al Cafè de Paris di Bologna. “La scorta era sempre con me”, precisa Ciancimino. Il signor X invitò il supertestimone a lasciare Palermo: “Mi disse di essere a conoscenza di strani movimenti sul mio conto e che c’erano serie possibilità che potessero farmi un attentato”.
Chi è per davvero quell’anziano signore che aveva così tante notizie? Il pm chiede a Ciancimino perché non ne abbia mai parlato prima. Lui dice: “L’uomo voleva restituirmi solo documenti avuti da mio padre. E poi mi chiedeva di non citarlo”.
Il confronto fra il capitano Ultimo e Giraudo
L’udienza era iniziata con un confronto disposto dal tribunale fra il colonnello Massimo Giraudo e il colonnello Sergio De Caprio (il capitano Ultimo). Il primo aveva riferito in una precedente deposizione di una confidenza che gli avrebbe fatto De Caprio: “Mi disse di aver provato una forte delusione nei confronti di Mori – Giraudo l’ha ribadito anche questa mattina – . Aveva astio e rabbia nei suoi confronti, perché non gli aveva dato il personale necessario per alcune indagini finalizzate alla cattura di Provenzano”.
De Caprio è tornato a smentire anche oggi: “Il generale Mori mi ha sempre dato gli uomini che chiedevo – ha ribadito – Giraudo ricorda male, la mia disputa era con il generale Nunzella, perché voleva trasferire la mia sezione da Milano a Roma”.
Giraudo ha confermato le sue dichiarazioni: “Non ho fatto alcuna confusione fra Nunzella e Mori”. Così, il presidente Mario Fontana ha dichiarato chiuso il confronto.
La reazione di Mancino
“Chi afferma che sarei stato io referente della trattativa è il figlio del mafioso Vito Ciancimino, l’autore del ‘sacco’ di Palermo. Un testimone de relato”. Così Nicola Mancino, ex presidente del Senato ed ex ministro degli Interni, ha commentato le dichiarazioni di Ciancimino. Direttamente Massimo Ciancimino “non sa nulla – ha proseguito Mancino – ma riferisce maliziosamente per sentito dire, confezionandosi una scialuppa di salvataggio per evitare a se stesso ulteriori guai giudiziari”. “Il teste de relato, come nel caso di Vito Ciancimino – chiede Mancino – può mai essere considerato affidabile, tenendo conto che la sua fonte una volta è un fantomatico ‘signor Franco’, poi un indefinito ‘mister x’, domani chissà chi?”.
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