Maroni legalizza, poi ci ripensa

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Al Viminale assicurano che si tratta solo di una «sospensione temporanea, dovuta alla necessità  di rispondere ai molti quesiti interpretativi arrivati dalle procure». Sarà , ma di certo è difficile non leggere la marcia indietro innestata ieri dal ministro Roberto Maroni, che ha deciso di bloccare il via libera dato solo 48 ore prima alla regolarizzazione degli immigrati rimasti vittime della cosiddetta «sanatoria truffa» del 2009, come una mossa dettata dall’imminente scadenza elettorale.

Leggere sui giornali, come è successo ieri mattina, che la nuova sanatoria avrebbe riguardato almeno 24 mila irregolari, non deve aver fatto piacere a più di un esponente del governo, magari a partire proprio dallo stesso titolare del Viminale che della lotta alla clandestinità  ha fatto il suo cavallo di battaglia. Da qui la decisione di smentire se stesso rimangiandosi un provvedimento uscito solo il giorno prima dagli uffici dello suo stesso ministero.
Una doccia fredda per le migliaia di immigrati che speravano di poter finalmente mettersi in regola con la legge, che ha fatto infuriare la Cgil di Brescia, città  che lo scorso novembre è stata protagonista di una delle proteste più clamorose contro la «sanatoria truffa», con sei immigrati che per 17 giorni hanno vissuto in cima a una gru. «Siamo sconcertati per l’approssimazione, la leggerezza e la noncuranza del ministero dell’Interno guidato da Roberto Maroni», ha detto del sindacato, per il quale «non ci sono altre parole per definire la decisione». Sul piede di guerra anche l’Idv, che accusa il Viminale usare il futuro di 24 mila persone «per meri calcoli elettorali».
Sono bastate 24 ore al Viminale per rovesciare completamente una situazione che sembrava ormai avviata alla conclusione. Martedì scorso il Dipartimento immigrazione e diritti civili del ministero emette una circolare che ordina alle prefetture ad autorizzare il rilascio del permesso di soggiorno non solo ai sei immigrati protagonisti della protesta sulla gru, ma anche a tutti coloro che si erano visti rifiutare la possibilità  di mettersi in regola perché accusati in precedenza del reato di immigrazione clandestina.
Era la soluzione più logica e quasi inevitabile dopo che la Corte europea di Giustizia prima, e il Consiglio di stato successivamente, si sono di fatto espresse contro il reato di clandestinità . Senza contare inoltre che il pronunciamento del Consiglio di stato ha dato il via libera alla possibilità  di presentare ricorso alle migliaia di immigrati esclusi in seguito alla cosiddetta circolare Manganelli, emessa a regolarizzazione già  avviata per penalizzare proprio quanti avevano ricevuto un provvedimento di espulsione.
Neanche il tempo di cantare vittoria che il 25 maggio il Viminale fa retromarcia con una nuova circolare dello stesso Dipartimento immigrazione. «Esprimiamo una forte preoccupazione per questa decisione improvvisa», è il commento del segretario provinciale del Pd bresciano, Pietro Bisinella. «Non si capisce il reale motivo di questo voltafaccia che proprio in concomitanza dell’anniversario della strage di piazza Bologna assume il sapore di una provocazione». Il segretario confederale della Cgil Vera Lamonica se la prende direttamente con Maroni: «La sospensione di un atto, peraltro dovuto – dice Lamonica – la dice lunga sullo stato di confusione e di pressappochismo in cui ormai versa il ministero degli Interni in materia di immigrazione».
Apprezzamento per la decisione arriva invece dalla Lega. «Il ministro Maroni – dice Davide Caparini – conferma la linea rigorosa contro l’immigrazione clandestina».


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