L’orologio della spesa militare

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L’orologio è tarato sugli ultimi dati del Sipri (l’autorevole istituto internazionale con sede a Stoccolma), relativi alla spesa militare del 2010. Quella globale si può vedere su un altro quadrante: si spendono nel mondo a scopo militare oltre 3 milioni di dollari al minuto, 186 milioni ogni ora, 4,5 miliardi al giorno. Il che equivale a 1.630 miliardi di dollari in un anno. Calcolata al netto dell’inflazione, la spesa militare mondiale del 2010 supera del 50% quella del 2001. Nella classifica dei paesi che spendono di più, nettamente al primo posto gli Stati uniti con circa 700 miliardi di dollari annui, pari al 43% della spesa globale. Seguono Cina, Gran Bretagna, Francia, Russia, Giappone, Arabia Saudita, Germania, India e Italia. Questi dieci paesi totalizzano i tre quarti della spesa militare complessiva dei 171 paesi censiti dal Sipri. Tutti questi dati si possono leggere sullo speciale orologio, che ogni governante dovrebbe portare al polso. Il primo esemplare (con inciso sulla cassa d’oro massiccio «God Don’t Bless America») dovrebbe essere dato al presidente degli Stati uniti per ricordargli che, se nel 2010 la spesa militare mondiale è aumentata in termini reali di 20 miliardi di dollari rispetto al 2009, ciò è dovuto quasi interamente alla crescita della spesa militare statunitense. Se tale somma fosse stata risparmiata, si sarebbero potuti ricavare i 20 miliardi di dollari che, al Summit G8 dell’Aquila nel 2009, Obama e gli altri leader avevano promesso, ma poi mai dato, per combattere la fame da cui è affetto nel mondo oltre un miliardo di persone. In Italia, dovrebbero essere anzitutto il presidente della repubblica, il presidente del consiglio e i membri del governo a ricevere l’orologio, in una serie speciale dedicata al centenario della prima guerra di Libia, particolarmente significativo oggi che l’Italia è impegnata nella seconda guerra coloniale in Libia. Lo stesso orologio, con inciso sulla cassa «ricorda che l’Italia ripudia la guerra», dovrebbe essere dato anche ai parlamentari. In particolare allo schieramento bipartisan che quest’anno stanzia, con denaro pubblico, 800 milioni di euro per la guerra in Afghanistan (dopo avervi già  speso 3 miliardi), ai quali si aggiungono oltre 100 milioni al mese per la guerra di Libia. Sarebbe bene che l’orologio lo avessero al polso anche i politici e sindacalisti che, mentre lamentano la pressione fiscale sui cittadini e la scarsità  di fondi per le spese sociali, dimenticano che ogni anno l’Italia spende nel militare l’equivalente di una grossa finanziaria e che i soldi per le spese sociali ci sarebbero se vi fosse la volontà  di ridurre la spesa militare. Importante sarebbe che l’orologio lo portassero tutti i cittadini. Vedrebbero così che la spesa militare di un solo giorno equivale ai salari annui lordi di 3mila insegnanti o altri lavoratori. E visto «che spesa è», direbbero che è ora di farla finita.


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