L’ultradestra vola anche in Austria “Nei sondaggi siamo il primo partito”

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BERLINO – Svolta storica per l’Europa intera dall’Austria: per la prima volta in un paese membro dell’Unione europea, un partito della nuova destra radicale e nazionalpopulista è al primo posto nelle preferenze degli elettori. La Fpoe, il “Partito della libertà ” austriaco guidato dal giovane erede politico di Haider, Heinz-Christian Strache, secondo i sondaggi supera sia i socialdemocratici sia i democristiani: 29 per cento contro, rispettivamente, 28 e 23. E ben 43 austriaci su cento si dicono a favore di una partecipazione del partito di Strache al governo, cosa che lo accredita per la nomina a cancelliere. Dopo i grandi successi elettorali delle nuove destre in Svezia e Finlandia, Olanda e Danimarca, dopo la svolta radicale della legge sulla stampa e della nuova Costituzione nell’Ungheria del premier nazionalconservatore Viktor Orban, dopo il volo di Marine Le Pen in Francia nei sondaggi, la sfida ai partiti storici delle democrazie postbelliche acquista una nuova dimensione nel Vecchio continente, e rimette in discussione ogni equilibrio.

«Il successo dei nuovi partiti democratici di destra in tutta Europa è prima di tutto l’espressione del fallimento dei partiti storici, a cominciare dai democristiani e liberalconservatori. Sono incapaci di capire i nuovi bisogni, le nuove priorità  e i nuovi timori della gente comune», dice Heinz-Christian Strache. Sa di cosa parla: la maggioranza degli austriaci considera il suo partito come una forza politica normale, che va sdoganata e associata a pieno titolo al gioco del potere. Le sanzioni che Francia e Germania, con Chirac e Schroeder, vollero contro Vienna anni fa, quando l’allora cancelliere democristiano Wolfgang Schuessel portò il partito di Haider nella coalizione di governo, non hanno fatto cambiare idea agli elettori. In Austria soffia un forte vento di nuova destra, e per la prima volta in Europa non è più inconcepibile che il leader di un partito del neopensiero radicalnazionale diventi capo del governo.
«Noi non siamo razzisti, non siamo contro l’Islam, vogliamo però che chi vive da noi si integri», pensa Strache. E ancora: «La maggioranza degli immigrati è OK, i problemi vengono dalle minoranze violente, o integraliste». Giovane (ha 42 anni), telegenico, Strache sta tentando con crescente successo il grande passo: trasformare il suo partito da voce radicale in nuovo riferimento per l’elettorato conservatore e moderato deluso da democristiani e socialisti. «I problemi dell’immigrazione, i rischi d’immigrazione massiccia per i confini aperti con l’Est nella Ue, sono problemi di cui occorre parlare senza censura», sottolinea. Linguaggio insieme duro e chiaro ma anche soft, più articolato del «rimandarli a casa» di qualche campagna elettorale fa. «Rispettiamo ogni cultura e ogni religione, ma abbiamo il coraggio di parlare dei problemi reali», fa notare Strache. È per un richiamo forte alle tradizioni cristiane, e per un’Europa delle patrie. Spera che «i partiti patriottici europei trovino nuove forme di collaborazione»: il suo sogno sembra essere un terzo blocco all’Europarlamento, alternativo a popolari e socialisti. La sua mano tesa appare sempre più interessante a Marine Le Pen e ai ‘Veri finlandesi’, ai ‘Democratici di Svezia’ come al partito di Wilders in Olanda o forse anche alla Lega Nord.
Voglia d’identità  come rifugio è il messaggio. E Strache lo cura correggendo gli eccessi del suo partito: cerca di diluire i contatti con le Burschenschaften (le unioni studentesche ultraconservatrici), con associazioni di reduci, con altre organizzazioni in odore d’ultradestra. Sul piano internazionale, è stato il primo leader delle nuove destre radicali europee a visitare Israele, ha anche reso omaggio allo Yad Vashem. Giorni fa, ha organizzato a Vienna una conferenza sulla crisi in Siria, aprendola soprattutto agli oppositori anti-Assad. 
Parte dunque da Vienna il nuovo corso della destra radicale europea. Da Stoccolma a Helsinki, da Budapest alla Danimarca dove i populisti del “Partito popolare danese” hanno imposto il ripristino dei controlli alle frontiere, Strache è un nuovo simbolo. L’establishment austriaco reagisce inerte, indebolito e compromesso dagli scandali a ripetizione in cui democristiani e socialisti affondano. I partiti storici, secondo il top banker Andreas Treichl, «sono troppo stupidi e vili» per confrontarsi con la nuova situazione. 
(ha collaborato Luca Faccio)


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