L’impegno per la pace

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ROMA – «L’ho chiesto chiaramente all’Italia, lo chiedo all’Europa: bisogna riconoscere uno Stato palestinese, perché adesso fra Israele e Palestina bisogna costruire la pace, non continuare semplicemente a gestire in eterno un processo che non porta da nessuna parte». Nabil el Arabi, ex ambasciatore all’Onu, da due mesi è il ministro degli Esteri del nuovo governo egiziano, e da due giorni è stato eletto segretario generale della Lega araba. Si insedierà  a luglio alla guida dall’unione di tutti i Paesi arabi, ma nel frattempo lavora a pieno regime a ridisegnare il profilo della politica estera del Cairo. E soprattutto al piano, politicamente esplosivo per il Medio Oriente, per convincere gli stati membri dell’Onu a riconoscere la Palestina anche senza un accordo di pace con Israele.
Ministro, il vostro primo passo è stato rafforzare le relazioni con Hamas, favorendo l’accordo con Fatah: ma Israele non negozierà  mai con un governo in cui c’è Hamas.
«Noi abbiamo fatto una cosa molto semplice: abbiamo provato a creare un vero interlocutore, una parte palestinese unitaria e credibile. Con questa parte palestinese unita Israele può negoziare per davvero, può portare a compimento l’applicazione della risoluzione 181 del 1947 che chiedeva uno stato israeliano e uno palestinese».
Ma Hamas dagli Usa, dall’Europa, soprattutto da Israele è considerato un gruppo terroristico.
«Anche George Washington era considerato un terrorista, anche Menachem Begin e Yitzhak Shamir: e sicuramente all’interno di Hamas ci saranno ancora alcuni che credono che sia possibile ancora usare le armi. Noi vogliamo lavorare rapidamente a costruire una pace, che convinca chi non crede ancora alla pace che questa è la cosa più conveniente. Le dico una cosa: Hamas ha accettato responsabilmente che ci siano negoziati con Israele, ci sarà  ancora qualcuno contrario: ma Hamas tratterà . Noi, l’Egitto, proponiamo di organizzare questi negoziati con gli Stati Uniti per fare quello che Clinton, Bush e Obama hanno chiesto: dare vita a uno Stato israeliano e uno palestinese».
L’Italia avrebbe già  garantito a Israele che non riconoscerà  la Palestina: non si andrà  oltre il rango di “ambasciatore” offerto al delegato palestinese a Roma.
«Il presidente Berlusconi ha studiato legge, lui in persona sa benissimo che tutte le dichiarazioni di indipendenza sono state fatte unilateralmente, a partire da quella degli Stati Uniti. Lo stesso è avvenuto per la fondazione di Israele. Partiamo così, creiamo una parte palestinese più forte e più stabile, e poi continuiamo con il negoziato».

 


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