La scure di Fincantieri, via 2.500 posti

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ROMA— Sono 2.551, pari al 30%della forza lavoro, gli esuberi previsti nel piano di ristrutturazione di Fincantieri, presentato ieri dall’amministratore delegato Giuseppe Bono ai sindacati. Su otto siti ne verranno chiusi due: Castellammare di Stabia (Napoli), e Sestri Ponente (Genova), mentre verrà  ridimensionato quello di Riva Trigoso (Genova) dove resteranno le costruzioni meccaniche, mentre quelle militari andranno a Muggiano (Spezia). Dura la reazione degli enti locali mentre i sindacati hanno annunciato 8 ore di sciopero entro il 6 giugno, data in cui sono state riconvocate le parti. Lo spostamento di lavoratori da Riva Trigoso a Muggiano riguarderà  1.400 lavoratori. Mentre gli altri sono veri esuberi, di questi però, precisa l’azienda, alcuni accetteranno la mobilità  interna, altri gli incentivi all’esodo, altri la cassaintegrazione. Durante l’incontro Bono ha spiegato che il piano industriale è la risposta di Fincantieri alla crisi: tra il 2007 e il 2010 la domanda armatoriale mondiale ha registrato un crollo del 55%. La forza lavoro, invece, si è ridotta del 30%in Europa. Nel 1980 il Vecchio Continente deteneva una fetta di mercato pari al 30%che si è contratta al 4%nel 2010. Per le navi da crociera, nel 2007, su 16 ordini a livello globale Fincantieri ne ha presi 8, nel 2008 due su tre, nel 2009 uno su uno, nel 2010 due su 6. Il piano non è considerato dall’azienda «prendere o lasciare » ma oggetto di trattativa che dovrà  aggregare «il più ampio consenso possibile» . Ma la proposta è «inaccettabile» per il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, che chiede al governo di intervenire per evitare il ridimensionamento. Mentre la Uilm si dice disponibile «a un percorso che renda Fincantieri più competitiva» ma senza chiusure. «Il governo è impegnato a garantire una riconversione competitiva e produttiva dei siti, preservando le competenze e i livelli occupazionali » ha fatto sapere il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, chiedendo che fino a quel momento i siti restino aperti. Immediata la reazione dei lavoratori: a Castellammare gli operai hanno occupato la sede del comune. A Genova i lavoratori sono scesi in strada. Il sindaco Marta Vincenzi, ha definito la città  «indignata» e «arrabbiata» e ha scritto al sottosegretario Gianni Letta per chiedere un incontro. 


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