La rivoluzione della gentilezza scuote Milano

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In corso Buenos Aires, lunedì sera, la banda suonava in mezzo alla strada. Intorno, migliaia di facce ancora incredule per il miracolo. Nell’aria si respirava una gioia quasi calcistica, con tanto di caroselli di auto strombazzanti e sventolio di bandiere. Ci sono in giro perfino certi inguaribili romantici che vanno dicendo che quando, e se, Giuliano Pisapia vincerà  per davvero non sarà  comunque un’emozione paragonabile a quella.
Si vedrà . Nell’attesa, nervosetta, in molti hanno deciso di rimboccarsi le maniche in vista del ballottaggio di domenica prossima. Insospettabili signore in pensione, creativi coi capelli ondulati, gente che prima d’ora non sapeva neppure come fosse fatta una scheda elettorale. E visto che il tempo è poco e le cose da fare tante, meglio affrettarsi. «Grillini, ok, vi siete contati, ma adesso niente cazzate», ha scritto qualcuno su dei fogli bianchi di carta A4 che appende con lo scotch sui muri del Ticinese. C’è anche un amante della rima baciata che si sta dando da fare con colla e pennello e tappezza di filastrocche i pali della luce: «Da Don Gino a Suor Maria, votan tutti Pisapia». O ancora: «Dillo presto anche alla zia, votan tutti Pisapia». 
E’ una sorta di campagna elettorale diffusa, casereccia. All’Isola, storico quartiere rosso trasformato negli ultimi anni in un noioso aperitivificio, vanno di moda i timbrini. Ce n’è di diverse fogge e stili, dal poetico «San Giuliano libera Milano», a un elegante multicolore «Vota Pisapia» in carattere corsivo. Li trovi stampigliati sui menu dei ristoranti, sui manifesti appesi ai muri, sui muri stessi. Sul dorso della mano di qualche pericoloso estremista, perfino.
Il colore della rinascita di Milano è l’arancio. E allora, quale migliore occasione per fare una puntatina dall’estetista e concludere la manicure con un bel tocco anni Settanta. Chi non arriva a tanto, si affida comunque alla cromoterapia. Una signora si aggira furtiva per la zona di Greco con in mano dei neutri cartoncini arancioni: viva l’essenzialità , ma è convinta che il messaggio passi lo stesso e li appiccica qua e là  lungo il tragitto della Martesana (che, per chi non lo sapesse, è un naviglio). E poi ci sono i nastrini, arancioni ovviamente, che in tanti hanno preso ad appendere agli specchietti, all’antenna sul tetto dell’automobile, come in una specie di infinito corteo nuziale nella luna di miele della città  isterica con il buon Pisapia. 
L’idea dei lenzuoli alle finestre, di cui si è parlato nei giorni scorsi, non ha attecchito granché. Sarà  che non sono in molti, sopra i sedici anni, a scegliere biancheria arancione per il letto. Ma la sciarpina, sempre arancione, in questi giorni è d’obbligo per ogni sciura che si rispetti. E le spille, sia ufficiali che autoprodotte, fanno capolino su giacche e borsette che mai avresti detto. 
All’improvviso, dopo settimane di mugugni, tutti sembrano finalmente credere che qualche cosa possa davvero cambiare. E’ un’idea contagiosa, che fa uscire di casa le persone e le risveglia da un letargo durato troppo a lungo. Alla riunione del giovedì del comitato per Pisapia di zona due non è una festa, è un tripudio di sciarpette. I membri del comitato sono triplicati dalla scorsa settimana. Un veterano si avventa sui nuovi arrivati per carpirgli il nominativo e un indirizzo e-mail. Sporco mestiere, ma qualcuno deve pur farlo: la comunicazione e la coordinazione sono fondamentali! I neomilitanti prendono timidamente il foglio e la matita, esitano solo un attimo, poi scrivono in stampatello i propri dati appoggiandosi gli uni alla schiena degli altri. 
Per la riunione, nella sala del dopolavoro ferroviario di via Sammartini, un angolo cieco di città  all’ombra della Stazione Centrale, ci sono almeno centocinquanta cristiani. Due i cani, piuttosto annoiati. I giovani, facce pulite. I vecchi, «Ah, quanti giovani». Il dibattito è di un’inconcludenza gioiosa e disordinata. Si salta dai mercati rionali, incrociando orari, disponibilità  e logistica, alla questione delle moschee. Dall’analisi dell’astensione al primo turno, alle istruzioni di base per il volantinaggio: battete le zone in cui siete conosciuti, non accettate mai le provocazioni, comunicate agli altri le vostre iniziative. Roba seria, insomma, organizzata. Alcuni non votano neppure a Milano: «Sette anni che sono qui e non ho ancora spostato la residenza», confessa un ragazzo con aria un po’ contrita. “Molto male”, lo redarguisce una signora dai capelli bianchi e le gote rosse. Ha trascorso tutto il giorno alla pagoda, come chiamano qui i gazebo elettorali, a fare in sostanza disturbo alla quiete pubblica: i volantini nuovi non erano ancora arrivati e dunque ha dovuto attaccare bottone con tutti i passanti, sotto il sole. Se otto ore vi sembran poche, ma lei sembra abbastanza soddisfatta.
E poi c’è internet. Che non sarà  come brindare in piazza guardandosi dritto negli occhi, ma può essere un gioco molto molto divertente. Dopo la calunnia di donna Letizia a proposito di un certo furto d’auto, inventare accuse false ai danni di Pisapia è diventato uno sport popolarissimo in rete. Tutto è iniziato su Twitter. Alla voce #morattiquotes, all’indomani del faccia a faccia televisivo su Sky, hanno cominciato ad apparire le prime gustose bugie sul passato del candidato sindaco di centrosinistra: «Pisapia mi rubava le merendine all’asilo», «Pisapia suona ai citofoni e poi scappa». Via via che passavano i giorni il gioco si è diffuso anche sugli altri social network, fino al vile attacco di massa alla pagina Facebook del cantante e «amico personale» di Letizia Moratti, Red Ronnie. Qui si sono raggiunte punte di raffinazione finora insuperate, come l’epico «Pisapia disfa tutte le notti la tela di Penelope», l’intimo «Sento che non mi desidera più, è colpa di Pisapia», o il politicamente scorretto «Pisapia ha le tette piccole». Per non parlare dei video e degli innumerevoli fotomontaggi a tema Superman-Pisapia contro Batman-Moratti.
Per i meno intraprendenti il comitato elettorale di Giuliano Pisapia ha diffuso, nel corso dell’iniziativa «Ballottaggio, istruzioni per l’uso», quattro regole d’oro per il milanese che vuole dare un contributo alla campagna: riportare alle urne tutti quelli che hanno votato al primo turno, parlare del programma elettorale, ricordare tutti i fallimenti della giunta Moratti, dare istruzioni chiare per il voto. E così tutti, anche i meno fantasiosi, possono fare la loro parte. In un modo o nell’altro, la pisapiamania è più contagiosa dell’influenza. Non solo: è anche più psicoattiva di una pasticca. Altro che stanza del buco.


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