La Lega: Silvio indichi il successore

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«BOSSI – rammenta Paolo Bonaiuti – ci ha dato precise garanzie sul futuro». E tuttavia la politica è un terreno insidioso, anche i patti d’acciaio posso trasformarsi in stagno di fronte a una grandinata elettorale.
Nel Pdl ricordano oggi con apprensione il precedente di Romano Prodi. L’alleanza con Bertinotti e la sinistra radicale era stata fino a quel momento la polizza sulla vita del Professore. Finché l’allora presidente della Camera, parafrasando Flaiano, paragonò Prodi a Cardarelli, «l’ultimo poeta morente», decretando finita l’esperienza dell’Unione, salvo aggiungere che il governo poteva anche andare avanti «fino alla fine della legislatura». Dopo quell’intervista Prodi durò un altro mese e si dimise. Ecco, le condizioni di debolezza del centrodestra, la paralisi di fatto dell’esecutivo, stanno rapidamente portando il premier a uno scenario simile.
E dunque nel Carroccio, ai piani alti, si vanno svolgendo ragionamenti che prevedono esplicitamente il dopo-Berlusconi. Non sarà  un processo semplice, ma l’intenzione – sempre che i ballottaggi dovessero risolversi in una debacle – è quella di mettere il premier di fronte a una scelta secca: indicare in fretta il proprio successore, oppure dire addio all’alleanza con la Lega. Emissari del Carroccio hanno già  iniziato a sondare il terreno con gli uomini più vicini al Cavaliere: «Se ci rendiamo conto che con Berlusconi si perde, tanto vale presentarci da soli alle politiche. Perso per perso, recuperando la nostra autonomia e con una linea dura possiamo di sicuro limitare i danni». Conta il precedente di Casini nel 2008, quando l’Udc, nonostante tutti i pronostici e con una campagna elettorale di fatto bipartitica, riuscì comunque a portare a Montecitorio 36 deputati. Comunque la linea non è ancora questa. Dipenderà  dal Cavaliere e dalle sue risposte. «Berlusconi – spiegano nel Carroccio – per noi è un alleato importante e finora è stato l’unico che ci ha consentito di portare a casa il federalismo. Per cui l’alleanza con il Pdl la vogliamo mantenere, ma non può essere lui il candidato premier. Scelga un suo successore e iniziamo a preparare subito le elezioni per vincerle». L’idea è quella di andare al voto con un anno di anticipo, approfittando della disorganizzazione del centrosinistra. Venuto meno Berlusconi, osservano nella Lega, verrebbe meno anche il pretesto che tiene insieme l’alleanza larga da Vendola a Casini. Cosicché le opposizioni sarebbero costrette a ripensare le coalizioni possibili in vista del voto.
Su chi potrebbe essere il candidato per il dopo-Berlusconi, nella Lega e anche nel Pdl fioccano le ipotesi. Ma sulla carta i due nomi più forti sono al momento quelli di Giulio Tremonti e Roberto Formigoni. Il primo per evidenti assonanze con la Lega. Il secondo perché forte della sua “constituency” ciellina, con il vantaggio di liberare il Pirellone per un candidato leghista.
In attesa dell’ultimatum del Carroccio, martedì sera Berlusconi riunirà  l’ufficio di presidenza del Pdl per tentare l’operazione rilancio. L’idea è quella di convocare degli “Stati Generali” del partito prima dell’estate. Una sorta di surrogato del Congresso, con una platea di eletti del Pdl a tutti i livelli. Ma senza grandi sconvolgimenti nel partito. L’unica novità  riguarderebbe il Giornale: sarebbe in arrivo come direttore editoriale Sandro Bondi, affiancato da un giornalista di esperienza alla macchina.


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