Il nuovo sindaco appare di notte e la città  esplode

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Poi arriva sera, passano le nove, arrivano le deici, ma Giuliano Pisapia non arriva. Ma piazza Duomo non si muove, è disposta ad attenderlo per tutta la notte. E lui si fa attendere come una rockstar. Quando appare sul palco il cielo è già  nero e Milano viene giù in un boato che da queste parti non si era mai sentito. E’ emozionato e quasi non riesce a parlare, ma non ha nessuna importanza. E’ lui l’artefice di una impresa storica e si trova nella posizione (inedita per un politico) di poter dire qualunque cosa. Parla, quasi viene coperto da urla che sono di gioia e commozione.
Un paio d’ore prima aveva fatto una capatina sul palco anche Nichi Vendola: «Obiettivo palazzo Chigi», scandisce. E il sagrato sudato esplode in un grido liberatorio. Per il resto la piazza e gli oratori che si alternano provano a immaginare la città  che verrà . E le sparano grosse, perché oggi si può. Oggi tutto si può. E allora: «Pisapia darà  i soldi al teatro e alla cultura», dice Paolo Rossi. C’è Renato Sarti che parla della Partigiana Lia, di Giovanni Pesce e della Milano medaglia d’oro della Resistenza, «a Berlusconi stavolta”. Paolo Limonta, l’uomo che ha fatto omnbra, letteralmente s’intende a Pisapia, ringrazia i comitati e i cittadini, e la piaaza risponde con un terremoto di palloncini. Qualcuno stappa una bottiglia di champagne e parla di «dittatura della biciclette». C’è chi sogna la moltiplicazione delle aree verdi e degli orti urbani. I giovani, quelli che dicono di aver fatto la differenza ci sono, tutti, a mica solo loro. Usciti dall’ufficio sciamano in piazza anche signori in giacca e cravatta. Non ci sono solo milanesi. Qui è la festa e qui sono venuti da mezzo mondo, da Londra ma anche dalla Val Sesia, «venuti già  con la piena», si dice a Milano.


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