Il mercato dell’auto non riparte

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TORINO – Il mercato europeo dell’auto scende ancora. Il mese di aprile scende del 3,8 per cento rispetto allo stesso mese dello scorso anno e il primo quadrimestre perde il 2,4 per cento a 4,8 milioni di auto vendute. Un trend che lascia prevedere un 2011 a 14,5 milioni di auto, cifra assai lontana dai 20 milioni previsti in Cina. Le ragioni della flessione, che segue quella di marzo, sono certamente legate alla lentezza della ripresa ma anche a qualche motivo congiunturale come le difficoltà  delle case a consegnare i veicoli per le conseguenze dello tsunami giapponese. Difficoltà  che riguardano tutti i costruttori perché il mercato della fornitura supera i confini nazionali e quelli delle stesse aziende produttrici. Difficoltà  che dovrebbero essere comunque in via di superamento se un costruttore giapponese come Toyota ha annunciato lunedì il ritorno alla normalità  nelle consegne a giugno.

Nel mercato europeo si salva la Germania (+2,6%) che proprio nei giorni scorsi ha annunciato di investire un miliaro di euro nelle auto ecologiche. Perdono invece Spagna (-23) Francia (-11) e Gran Bretagna (-8,5) La flessione del mercato italiano in aprile è del 2,2, un dato più incoraggiante di quello degli altri grandi mercati continentali. La Fiat è al sesto posto per vendite in una classifica guidata da Volkswagen seguita da Ford, Renault, Opel e Peugeot. I marchi del Lingotto continuano, nel complesso a perdere terreno segnando un -7,8% e mantenendo una quota del mercato continentale del 7,3, comunque in crescita rispetto al 6,7 di marzo. In Fiat spiegano che la flessione delle vendite è legata all’uscita di produzione di modelli come Multipla, Croma e Punto Classic e all’attesa dei nuovi lanci come quello, imminente, della Ypsilon. Ottimi risultati invece per Alfa che con la Giulietta incrementa le vendite del 61%. La ripresa delle vendite del gruppo è legata all’arrivo dei nuovi modelli nati dall’alleanza con Chrysler. Ieri Detroit ha compiuto un nuovo passo verso l’integrazione scegliendo di aumentare di un miliardo il valore del bond lanciato per ripagare il debito con i governi di Usa e Canada. L’aumento si è reso necessario per compensare la minore adesione al prestito proposto da Marchionne a un pool di banche.

 


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