Il governo ottiene la fiducia

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 Il voto finale alla Camera è previsto per oggi pomeriggio ma ormai, per la maggioranza è cosa quasi fatta se la Cassazione darà  il suo via libera. Il referendum sul nucleare, dunque, non si dovrebbe più tenere perché a due mesi e mezzo dall’incidente di Fukushima il governo porta a casa il decreto che «congela» tutti i programmi sull’atomo «al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche» . Ma il vero obiettivo politico dichiarato con il 43 ° voto di fiducia della legislatura, come ricorda il capogruppo Fabrizio Cicchitto (Pdl), è quello di disinnescare anche gli altri referendum indetti per il 12 e 13 giugno (acqua e legittimo impedimento) che, invece, insieme al quesito nucleare avrebbero buone chance di raggiungere il quorum necessario del 50 per cento. Così— grazie al voto di fiducia (313 sì, 291 no)— il decreto «omnibus» è arrivato al capolinea: il testo che ora passa alla firma del capo dello Stato porta con sé — oltre a nuove accise sulla benzina per finanziare il Fondo unico spettacolo, gli interventi per Pompei e le norme sugli incroci proprietari tra tv e stampa— la moratoria nucleare, appunto. Per l’occasione il voto ha richiamato in aula il governo al gran completo con appena 8 assenti tra i banchi della maggioranza (Moffa, Gaglione, Mannino, Nucara, Tanoni, Latteri, Angeli, Lazzari) e 4 deputati che non hanno ritenuto di interrompere la missione (Cossiga, Lombardo, Melchiorre e Micciché). Sorvegliati speciali quelli di Fli: assenti-malati Divella, Moroni, Patarino e Ruben (che è negli Usa) mentre Urso e Ronchi hanno votato contro la fiducia insieme al gruppo. Soddisfatto il premier che è giunto in aula a metà  pomeriggio: «Il voto è la conferma che c’è una maggioranza con la quale si può lavorare per le riforme…» . Invece, Rosy Bindi, presidente del Pd, ha parlato di «doppia rapina» varata per decreto: «Aumentano il prezzo della benzina e impediscono il voto sul nucleare» . Fuori Montecitorio, si sono visti caroselli in bicicletta e tante bandiere gialle degli ambientalisti contro il nucleare (srotolate anche nella tribuna dell’aula dal ex deputato verde Turroni, subito bloccato dai commessi). Il dibattito sui referendum ha raggiunto anche la Conferenza episcopale italiana: «L’acqua è un bene di tutti» e per questo è un «aspetto che va salvaguardato» , ha detto monsignor Mariano Crociata. Che, però, ha aggiunto: «Tutte le espressioni di volontà  popolare sono da incoraggiare e apprezzare come elemento di democrazia; nel merito, sui temi quali l’acqua e simili, bisogna sempre esercitare vigilanza e responsabilità  sociale…» . Per cui, «invitiamo tutti i credenti a rispondere alla loro coscienze» . 


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