Il cavaliere sballottato
Il voto di due domeniche fa, e anche quello di oggi penso, segnano, soprattutto a Milano, ma per aspetti diversi anche a Napoli, una crescente insofferenza sociale per lo stato delle cose. A Milano – è di massima evidenza – una parte consistente della borghesia e del ceto medio non sopporta più il berlusconismo. Se Cesare Romiti e Massimo Moratti si impegnano a far sapere che voteranno per Pisapia, sono il segno non dico di una svolta, ma di una decisa insopportazione. Anche a Napoli mi pare emerga lo stesso fenomeno, consono alle differenze tra la borghesia milanese e quella napoletana e, infatti, De Magistris è piuttosto diverso da Pisapia. Tanto a Milano come a Napoli, ma anche a Cagliari, rilevante è il dato sociale e culturale.
Come a dire che nonostante i vantaggi materiali che Berlusconi ha dato ai borghesi, ora una larga parte non lo sopporta. Si tratta di un dato che peserà molto anche dopo i ballottaggi, tanto che Berlusconi ha sentito la necessità di far sapere che non si dimetterà . Segno di serio malessere visto che si tratta di un voto amministrativo che non dovrebbe in alcun modo intaccare la sua maggioranza parlamentare. C’è veramente da chiedersi perché abbia sentito questa necessità . Forse perché sente un cambiamento d’aria. E’ inevitabile domandarsi se la sinistra sarà in grado di dare un segno di vita. A Milano e Napoli i possibili vincitori non sono esponenti storici della nostra sinistra e del Pd, pur con tutte le differenze tra De Magistris e Pisapia e non va trascurato che a Napoli il candidato della sinistra ufficiale ha perso. Comunque vadano i ballottaggi (pensiamo bene) chi dovrebbe sottoporsi a una autocritica, sforzandosi di capire in quale società vive, è il Pd. L’Italia – come affermano molti economisti e sociologi – è in una seria crisi economica e sociale, ma il Pd sembra non rendersene conto: per un verso tutto concentrato su Berlusconi e per l’altro piuttosto incapace (e anche svogliato) di analizzare e capire l’attuale stato della società italiana. Piuttosto che rimboccarsi le maniche, dovrebbe stropicciarsi gli occhi.
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Bossi si è svegliato, Tremonti ha fatto finta di applaudire, Scajola ha sollevato gli occhi dal documento che andava leggendo, Maroni ha smesso di fare fotografie con l’iPhone quando a un certo punto del suo intervento alla camera Silvio Berlusconi ha quasi gridato: «Io sono qui». L’unico scatto che Giuliano Ferrara è riuscito a infilare in un discorso stanco. Da sbadigli.