Il balcone atomico di Greenpeace «Italiani, sul nucleare decidete voi»

by Sergio Segio | 10 Maggio 2011 8:42

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ROMA. Un blitz quasi acrobatico – come da tradizione di Greenpeace – in pieno centro a Roma. Un uomo e una donna in pochi minuti con un camion gru si arrampicano sul “balcone di Mussolini” a Piazza Venezia e da lì srotolano uno striscione con il volto di Berlusconi che dice: «Italiani, il vostro futuro lo decido io». Un’azione per squarciare la coltre imposta sul referendum. «Un silenzio grave e un attentato all’istituto referendario», attacca Giuseppe Onufrio, fisico, ricercatore, tra i maggiori esperti italiani di nucleare e direttore esecutivo di Greenpeace Italia. E invece no: «Sul nucleare si deve votare. E a decidere devono essere i cittadini».
Un blitz simbolico dal balcone del duce per denunciare un governo antidemocratico?
Abbiamo solo usato l’ironia per una protesta che è anche uno sberleffo, come si capisce dal video caricato sul sito greenpeace.org. Senza voler fare accostamenti, abbiamo voluto sollevare l’attenzione sul tentativo di affossare il referendum. È un attentato all’istituto referendario perché lo schema di un’abrogazione temporanea della norma in oggetto è ripetibile su qualunque quesito e da qualsiasi governo che abbia una maggioranza parlamentare. E anche questo silenzio, che per fortuna è stato interrotto dall’intervento di Napolitano, è molto grave: i cittadini in Italia e gli italiani all’estero hanno il diritto ad una discussione ampia e partecipata.
Dal no all’election day alla finta moratoria: Berlusconi tiene molto al nucleare. O di più al legittimo impedimento?
Io starei ai fatti: Berlusconi ha rincuorato Sarkozy che il nucleare si fa e che la moratoria è solo un rinvio necessario visti i sondaggi dell’Eurobarometro che danno la maggioranza schiacciante degli italiani contraria. Ma chi può decidere se il rischio nucleare è accettabile? Il governo? L’Agenzia per la sicurezza nucleare con a capo Umberto Veronesi? Il quale non conosce la differenza tra promuovere una tecnologia e fare il controllore: due funzioni che la direttiva Ue separa nettamente. Il problema è questo: non si possono far fuori i cittadini, e l’idea che siano incapaci di decidere serenamente dopo Fukushima rivela una concezione del pubblico a dir poco offensiva. Anche perché abbiamo già  visto che su certi temi i cittadini sanno orientarsi in maniera autonoma dai partiti di riferimento.
L’Ocse ieri ha teso una mano al governo sostenendo nel rapporto Italia 2011 che l’energia atomica può dare un contributo importante alla riduzione delle emissioni di carbonio e alla sicurezza energetica italiana.
Contemporaneamente però la commissione intergovernativa sui cambiamenti climatici ha approvato il rapporto sulle rinnovabili, spiegando che il loro potenziale copre qualunque richiesta di energia in futuro. L’ostacolo è solo politico. La strategia del governo di produrre il 25% di elettricità  da nucleare comporta oltre alla costruzione di 4 reattori francesi anche 6 nippoamericani. Ora, tenuto conto che nessuno degli Epr francesi è ancora funzionante e i cantieri in Francia e in Finlandia sono in seria difficoltà , e tenuto conto che l’Ap 1000 della Westinghouse è ancora in fase di autorizzazione e negli Usa la procedura è in continuo rallentamento, si vede bene come pensare di costruire in Italia 10 reattori è possibile solo dopo aver bevuto molto alcol o aver fatto uso di droghe. L’Ocse può dire ciò che vuole ma la verità  è che nel mondo la capacità  di costruire nuove centrali non c’è. Da quando nel 2002 Bush ha rilanciato il nucleare, sono stati autorizzati due reattori ma non è stato prodotto un solo megawatt da nucleare mentre si sono ricavati 37 mila Mw da eolico, come 10 centrali nucleari di nuova generazione. Il nucleare è una tecnologia in serio declino. Non si riescono a costruire nuovi impianti e quindi si cerca di allungare la vita delle vecchie centrali. Cosa che dopo Fukushima sarà  molto più difficile. Proprio oggi il Giappone ha chiuso altri tre reattori.
L’Italia poi ha ancora a che fare con le scorie delle centrali dismesse da 25 anni: è di oggi la notizia dell’accordo rinnovato tra Enea e Sogin per smantellare i vecchi impianti.
Finora sono state effettuate solo alcune operazioni preparatorie allo smantellamento. Voglio ricordare che un paese ancora nucleare come l’Inghilterra qualche anno fa ha scoperto un buco di 90 miliardi nei conti pubblici destinati allo smantellamento delle centrali di prima generazione e alla bonifica del sito di Sellafield. Un progetto per il quale il governo ha predisposto un piano che dura 120 anni. Bisogna essere coscienti che la scelta atomica ha conseguenze che vanno oltre il secolo. Motivo per il quale è possibile proporre una scelta di questo genere solo se c’è un consenso molto ampio, a livello istituzionale e nella società . E a me pare che in Italia manchi in entrambi i livelli.
Da Saluggia partono ancora treni carichi di scorie radioattive diretti in Francia. E qualcuno cerca di fermarli…
Anche noi lo abbiamo fatto in passato, e per questo abbiamo due persone sotto processo,per contestare la pratica del riprocessamento all’estero delle scorie: un processo sporco, pericoloso e sostanzialmente inutile. Questa operazione di togliere plutonio dalle scorie che poi torneranno al loro posto in Italia costa circa 250 milioni, mentre lo stoccaggio a secco era possibile con 30-40 milioni. Inoltre i cittadini si illudono di essersene liberati ma non è così.
Il prossimo fine settimana in Sardegna si svolgerà  un referendum consultivo sul nucleare. Un’occasione per tutta l’Italia?
Certamente sarà  un messaggio per tutti. Intanto già  il fatto che lì hanno indetto l’election day dimostra che in Sardegna sanno ascoltare i cittadini più che nel resto d’Italia. Spero e credo che proprio da quell’isola possa arrivare un messaggio agli italiani di non farsi mandare al mare il 12 e il 13 giugno prossimi. Anche Greenpeace lo dirà , con altre iniziative.

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