by Editore | 26 Maggio 2011 6:22
Ma ancora una volta, l’ennesima negli ultimi quasi vent’anni, i No Tav erano lì, a sbarrare il passo a ruspe e carabinieri. Magari, chissà , alla vigilia dei ballottaggi elettorali non avrebbe fatto una bella impressione prendere a manganellate questi sovversivi, nemici del progresso, montanari chiusi alla difesa del loro giardino (sarebbe la sprezzante sigla Nimby, non nel mio giardino, come ci fosse qualcosa di male nel difendere un giardino, il proprio e quello di tutti gli altri). Così le truppe hanno fatto marcia indietro. Fino alla prossima volta, la futura notte dei tunnel viventi che dovrebbero terrorizzare cittadini che non si sono lasciati spaventare da nessun governo di centro-qualcosa. Ora siamo tutti giustamente in ansia per vedere quanti voti prenderà Giuliano Pisapia e quanti Luigi De Magistris, se vincerà il Berlusconi pataccaro dei due ministeri a Milano (e la Moratti delle multe che i milanesi non pagheranno più se lei sarà di nuovo sindaca), se la Lega lascerà la presa e il governo farà un bel capitombolo, se la politica ritroverà una ragione ragionevole, dopo tante pagliacciate ciniche. Però bisognerebbe non distrarsi, anche in giorni come questi, da quel che in effetti ha rifornito di buon carburante le macchine elettorali di Pisapia e di De Magistris: il fatto, semplicemente, che i cittadini ne hanno le tasche piene. Di programmi nucleari pazzoidi, di commercio dell’acqua, di compravendita di parlamentari e di “sviluppo” concepito come un gigantesco manganello da far cadere sulle teste della gente – delle comunità – e su quel che resta dei nostri paesaggi, boschi, montagne, fonti e parchi, insomma quel che dà la possibilità di respirare, vivere, stare insieme e guadagnarsi da vivere senza distruggere il futuro. A Milano un reticolo enorme e invisibile o quasi di società civile, di associazioni e organizzazioni, di comitati, ha offerto i suoi voti a un candidato atipico, che non è un industriale né un immobiliarista; a Napoli, una società civile stremata ha saputo reagire alla corruzione e alla sfiducia, e si è guadagnata un ruolo di primo piano, comunque vada a finire domenica. Di tutto questo i valsusini No Tav sono il prototipo, gente che agli inizi degli anni novanta, nel dileggio o nell’indifferenza della sinistra “progressista”, ha incominciato a dire basta: il progresso non si misura con la quantità di merci trasportate ma con il benessere collettivo. E sono ancora lì. Anche se i prossimi giorni saranno cruciali. Perciò, mentre andate a votare, se abitate a Milano, a Napoli o a Cagliari, dedicate un pensiero ai cocomeri cinesi. Sì, quelli che stanno esplodendo nei campi perché sono stati riempiti di roba chimica. Se i nostri cocomeri non esploderanno sarà anche per merito dei No Tav
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