Grecia sotto assedio

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MILANO – Standard & Poor’s torna a bocciare la Grecia e manda di nuovo in testacoda l’euro e le borse continentali. L’agenzia di rating Usa ha abbassato ieri per la quarta volta in un anno il suo voto su Atene. Il rating ellenico è stato tagliato di due punti in un colpo solo ed è sceso al più basso livello d’Europa assieme alla Bielorussia. «Riteniamo probabile un allungamento delle scadenze del debito – ha scritto in una nota S&P –. E non escludiamo che in un secondo tempo si chieda ai creditori di rinunciare fino al 50% del loro capitale». Al vetriolo la risposta del governo di George Papandreou: «Il declassamento è ingiustificato – ha scritto il ministero del tesoro –. Chi decide sulle voci è poco credibile».

I mercati però non sembrano pensarla così. L’euro, dopo un timido tentativo di recupero in mattinata è scivolato sotto quota 1,43, le Borse – appesantite dai titoli bancari – hanno messo la retromarcia, con Atene in flessione del 2%. Non solo: a gettare benzina sul fuoco ha pensato in serata Moody’s, preannunciando di aver messo sotto osservazione il debito di 325 miliardi di euro del paese per un possibile declassamento come potrebbe fare a breve pure Fitch. I titoli di stato ellenici a due anni sono decollati ieri a un rendimento superiore al 25% mentre il costo per assicurarsi contro un eventuale default ha raggiunto il suo nuovo record storico.
L’Europa sta schiacciando sull’acceleratore per arrivare con una soluzione sul tavolo per la crisi greca all’Eurogruppo della prossima settimana. Il presidente della Bce Jean Claude Trichet non ha voluto commentare la situazione limitandosi a rimandare alle parole di Jean Claude Juncker («è necessario un aggiustamento del piano»). I contorni del nuovo pacchetto di interventi stanno però iniziando a chiarirsi. La Ue potrebbe concedere ad Atene un mini-sconto sui tassi dei prestiti già  stanziati con Fmi e Bce (110 miliardi) per poi tornare ad aprire il portafoglio con nuovi aiuti, si parla di una trentina di miliardi, necessari a traghettare Atene oltre il 2013 senza dover chiedere soldi al mercato.
Possibile– nessuno però ne parla per ora – un allungamento delle scadenze obbligazionarie dei prossimi due anni, con un sacrificio tutto sommato soft per i creditori pubblici e privati. Lo spauracchio dei mercati (e di Bruxelles) è lo scenario ventilato ieri da S&P: un taglio secco del valore dei titoli di stato greci come è stato fatto per le crisi sudamericane. Un disastro per l’architettura dell’euro e l’economia continentale visto che la Bce ha in portafoglio oltre 194 miliardi di obbligazioni del paese, tutti i membri Ue hanno prestato ad Atene miliardi e le banche – non a caso finite ko in Borsa – hanno in portafoglio una montagna di titoli ellenici pubblici e privati (60 miliardi gli istituti francesi, 50 i tedeschi).
La partita insomma è delicatissima e a questo punto i margini di errore sono ridottissimi: il prossimo eurogruppo – oltre a dare l’ok al piano di aiuti da 78 miliardi al Portogallo – potrebbe approvare il primo “sconto” ad Atene (estendendolo forse pure all’Irlanda). Il governo Papandreou – che nei sondaggi continua a essere maggioritario – dovrà  accettare una supervisione internazionale più stretta specie sul suo piano di privatizzazioni. Poi, visti i primi risultati, si potrà  eventualmente intervenire sulle scadenze del debito, sperano che queste medicine siano sufficienti ad evitare il crac della Grecia.


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