Grecia. Il cielo è sempre più nero

by Sergio Segio | 3 Maggio 2011 15:59

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L’incidente è stato messo a tacere per non nuocere all’immagine del primo ministro Georges Papandreou. L’episodio ha avuto luogo a Hydra, un’isola molto chic al largo del Peloponneso, a un’ora e mezzo da Atene, dove il primo ministro greco passava la Pasqua, che in Grecia è la festa più sentita.

Il 22 aprile, giorno del venerdì santo, Papandreou si è recato alla cosiddetta messa del trasferimento del corpo, non nella piccola cattedrale al porto, ma più discretamente in una delle piccole chiese disseminate nella città . Ma appena arrivato è stato duramente criticato dai fedeli, che gli rimproverano la sua politica di austerity. Gli insulti sono volati ed è dovuta intervenire la polizia.

Solo qualche mese fa Papandreou aveva partecipato alla maratona di Atene accompagnato solo da due agenti e tra gli applausi della folla. Da allora il clima politico è cambiato. I greci sono sempre più disperati: la disoccupazione galoppa, i salari scendono, le piccole imprese chiudono una dopo l’altra. I cittadini sono nauseati dai piani di austerity che si succedono da un anno – l’ultimo è stato annunciato il 15 aprile. Dopo tre anni di recessione economica, è il morale che comincia a entrare in recessione.

“Si vive in un’atmosfera di disperazione”, sottolinea un diplomatico europeo. “Tutti i giorni cattive notizie”, sospira Lena, che possiede diversi negozi nei dintorni di piazza Syntagma, nel centro di Atene. “Come può la gente, anche chi non si è visto ridurre lo stipendio, avere voglia di consumare in un clima del genere? Quando i media hanno fatto sciopero per quattro giorni, lo stato d’animo era migliorato e i consumi erano ripresi”.

“Non sono i sacrifici e i cambiamenti che deprimono la gente, è l’assenza di risultati e di una via di uscita chiara dalla crisi”, osserva l’editorialista Yanis Pretenderis. “Non vi è ancora alcuna prova che la Grecia disponga finalmente di uno stato organizzato”, conferma Lena, che osserva però una riduzione della corruzione. Probabilmente perché i greci non hanno più denaro per riempire le fakelaki (bustarelle). “La recessione ha ucciso la corruzione”, afferma ironicamente Pretenderis.

“Si sapeva che il 2011 sarebbe stato più difficile del 2010”, riconosce un diplomatico europeo. “I sacrifici sono stati fatti, ma i risultati non sono ancora arrivati. Le riforme sono applicate con difficoltà , lo stato rimane ancora poco efficiente e i ricchi continuano a evadere gran parte delle imposte”.

La crisi dei partiti tradizionali

I cittadini “rimproverano a Papandreou la sua incompetenza, la sua incapacità  a cambiare veramente il paese”, osserva Pretenderis. Tuttavia la depressione non significa rivolta, anche se gli scioperi e le manifestazioni contro l’austerity si succedono a ritmo serrato (secondo la polizia, nel 2010 il centro di Atene è stato parzialmente o completamente chiuso 496 volte). “Il paese non è sull’orlo dell’esplosione sociale, ma della depressione”.

Ilias Iliopoulos, segretario generale dell’Adedy (il principale sindacato della funzione pubblica) e Georges Pontikos, il segretario per le relazioni internazionali del Pame (sindacato comunista), condividono la stessa diagnosi: “C’è una sensazione di rifiuto, ma la Grecia è ben lontana dalla rivoluzione”. Del resto le manifestazioni non sono molto seguite. La “rabbia” rischia di esprimersi in modo diverso, nelle urne: anche se in testa nei sondaggi con il 21 per cento dei voti, il Pasok ha perso 23 punti percentuali dal 2009.

Il Pasok e i conservatori di Nuova democrazia, i due partiti principali, rappresentano ormai solo il 40 per cento del corpo elettorale rispetto all’80 per cento del passato. A profittare della crisi sono soprattutto i populisti, in particolare il Kke e il Laos (popolo). A risentirne è l’immagine dell’Unione europea: “L’Unione non pensa al popolo ma all’economia”, dice Ilias Iliopoulos che fa appello all'”unità  patriottica” per resistere all’austerity. (traduzione di Andrea De Ritis)

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Endnotes:

  1. : http://www.presseurop.eu/it/content/author/287151-jean-quatremer

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