Fisco, “spariti” 200 mila giovani non dichiarano più alcun reddito

by Editore | 28 Maggio 2011 7:20

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ROMA – Tasse sempre in primo piano, sia come termometro della crisi sia come fattore di disagio per l’aggressività  delle leggi che regolano la riscossione dei tributi.

A fare le spese della recessione e della bassa crescita degli ultimi anni sono stati i contribuenti più deboli: secondo una ricerca della «Datagiovani» circa 200 mila giovani tra i 15 e i 24 anni, circa il 10 per cento, sono scomparsi dalle statistiche fiscali dell’Irpef nel periodo che va dal 2008 al 2009. Un fenomeno dovuto soprattutto al fatto che molti giovani non hanno contratti di lavoro a tempo indeterminato e, appartenendo al mondo dei cococo e delle «false» partite Iva, vengono immediatamente espulsi dal mercato in tempi di difficoltà  economiche. Ed è il Nord la zona più colpita.
Intanto la giustizia tributaria rischia la paralisi. «Dal primo luglio rischiamo l’ingolfo», ha denunciato ieri membro del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, Giorgio Fiorenza, nel corso di un convegno cui ha partecipato il Pd Vannino Chiti. L’assalto ai tribunali tributari, che già  denunciano carenze di organico, potrebbe partire a giorni: il decreto 78 del 2010 ha infatti introdotto il cosiddetto accertamento esecutivo, in base al quale chi subisce la contestazione del fisco è tenuto a pagare salvo poi ricorrere e attendere il rimborso nel caso dimostri di non essere un evasore. La norma ha provocato proteste nelle ultime settimane tant’è che il ministro dell’Economia Tremonti, nell’ambito del «decreto sviluppo» ha concesso 120 giorni di «congelamento» per i pagamenti, in attesa della sentenza di primo grado, a chi presenta domanda di sospensiva e fa ricorso. Una norma che tuttavia rischia di scatenare, nell’incertezza dell’iter del provvedimento, una raffica di richieste di sospensiva e di ricorsi, in vista della data del 1° luglio quando scatteranno le nuove regole.
Del resto i contribuenti che poi alla fine dimostrano di aver ragione non sono pochi: secondo i dati dell’Agenzia delle entrate, illustrati dal direttore affari legali e contenzioso, Vincenzo Buba, sul totale delle somme contestate nei ricorsi il 70% viene incassato dall’Agenzia, mentre considerando il numero delle cause l’amministrazione ha ragione nel 61% dei casi. In altre parole l’Agenzia vince soprattutto quando ci sono in ballo grandi cifre, mentre su un totale di 10 ricorsi presentati i contribuenti hanno ragione 4 volte.
Governo e maggioranza stanno comunque cercando di alleviare, se non i tempi del pagamento, le procedure esecutive (pignoramenti e ganasce fiscali). Una risoluzione del Pdl prevede il divieto di porre un’ipoteca sugli immobili per debiti sotto i 20 mila euro (oggi la soglia è 8.000) e che le ganasce fiscali possano scattare solo per debiti con l’erario sopra i 2.000 euro.

 

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