Fango sul Paese

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Quel premier ha evidentemente perso la testa. Sommerso dall’affanno per il suo destino, guidato dal sentimento dell’avventurista che si gioca ogni volta l’intera posta perché vive d’azzardo e colpi di mano, ha perduto anche il senso delle proporzioni, oltre che il comune buonsenso, di cui si vantava d’essere campione. Così abbiamo dovuto assistere alla scena penosa di un presidente del Consiglio vistosamente fuori posto e fuori luogo nel vertice dei Grandi (che chiede a Gheddafi di cessare le violenze sul suo popolo), prigioniero com’è della sua ossessione privata trasformata da anni in questione di Stato: e da ieri purtroppo anche in questione internazionale. Nell’imbarazzo di Merkel e Sarkozy, abbiamo visto quel leader di un Paese europeo correre da Barack Obama, per investirlo inopinatamente con il tema della sua presunta «riforma della giustizia», assicurando che «per noi è fondamentale», quasi a chiedere aiuto al Presidente degli Stati Uniti, per poi lanciargli l’allarme finale disperato: «In Italia in questo momento esiste quasi una dittatura dei giudici di sinistra». Obama nella solennità  di Westminster aveva appena rilanciato il concetto di Occidente, invitando Europa e America a ridare a quel concetto dignità  politica. Quel Premier che come Capo del potere esecutivo attacca il potere giudiziario e definisce dittatura la nostra democrazia istituzionale dimostra di non sapere nemmeno cos’è l’Occidente. Va fermato con il voto, nell’interesse di tutto il Paese.


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In direzione il segretario affronta la questione degli abbandoni di esponenti moderati. Fioroni insiste: la linea del partito non va bene I veltroniani avvertono: il voto nelle città  dirà  se abbiamo forza attrattiva o no

Il ritornello dei fucili

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  PASSI per il bastone, che è il cuginetto più generico e meno rustico del già invocatissimo forcone, ma anche questa storia dei fucili, purtroppo, suona abbastanza famigliare. La chiamata alle armi è infatti un classico della Seconda Repubblica.

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