by Editore | 19 Maggio 2011 8:12
Prima hanno iniziato ad inviare comunicati stampa, poi email e le tanto odiate immagini. Foto e video degli attacchi ai soldati stranieri. Fino al 2011, quando è arrivata on-line, sotto il nome di alemarahweb[1], la pagina ufficiale dell’Emirato Islamico d’Afghanistan.
“L’Emirato Islamico d’Afghanistan – ha detto Zabiullah Mujahid, portavoce dei talebani – si è iscritto a Twitter sei mesi fa”. Ma la svolta è arrivata soltanto il 12 maggio, quando a fianco dei tweets in pashtu sono arrivati quelli in inglese. “È il segno che i talebani stanno abbracciando le nuove tecnologie per affrontare l’importante battaglia della comunicazione” – mi dice Hamiel, un giornalista freelance afgano. “Ma questo non significa che cesseranno la loro guerriglia, fatta non di messaggini ma di attacchi suicidi e mine”.
Fino al 12 maggio, a seguire le “eroiche” imprese della guerriglia dura e pura, erano poco più di 500 iscritti. Oggi, dopo neppure una settimana, i “followers” sono oltre 5800. E c’è anche un altro fronte che si è aperto. È quello della guerra cibernetica con l’account dell’ISAF (International Security Assistance Force)[2], quella battaglia che non si combatte sull’impervio terreno delle valli afghane o delle zone tribali, ma dietro ad uno Pc. “Nemici attaccati a Khak-e-Safid. I combattenti ribelli hanno appena ucciso sei poliziotti burattini” – diceva uno dei tanti messaggi in inglese dei talebani, con un link che rimandava ad una pagina “per maggiori dettagli e immagini”. Sulla pagina Twitter dell’ISAF, invece, si poteva leggere “Cosa è questo? I talebani twittano in inglese? Le bugie sono bugie, non importa la lingua”.
Ma il segno che oramai la guerra è anche in rete, sono i 38 tweet lanciati nelle ultime 24 ore. E se fino a qualche giorno fa quelli in inglese erano soltanto quattro, cinque al giorno, oggi sono addirittura 24, contro i 14 in pashtu. Soltanto quattro le pagine che gli studenti del Corano trovano degne di interesse e quindi di essere seguite. kavkazcenter[3], una agenzia di stampa islamica indipendente con base in Cecenia, fondata nel 1999, che segue eventi nel mondo islamico, nel Caucaso e in Russia, nunnasia[4], un sito di informazione pakistano, alsomood[5] e FeedTwit[6], un programma che serve per pubblicare in automatico gli aggiornamenti sul profilo.
“I talebani hanno scoperto il grande potere della tecnologia e la utilizzano in larga misura in loro favore per attrarre nuove reclute” – dice Mohamed Zia Bomia, direttore a Kabul dell’agenzia di stampa Mahal News Agency.
La notizia è arrivata anche agli espatriati di Kabul. La maggior parte ci scherza, ma alcuni la prendono su serio: “I talebani su Twitter? Adesso non potrò più segnalare i miei spostamenti” scrive un Twitter ironicamente. “Pensi che se vogliono rapirti hanno bisogno di Twitter”, le rispondono dall’altra parte della tastiera. Intanto, l’ultimo aggiornamento in tempo reale dalla pagina alemarahweb[1] parla di “un corazzato americano distrutto nella provincia di Helmand[7]”. Giusto per ricordarci che la guerra non è finita con l’apertura di un sito internet.
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2011/05/e-i-talebani-twittano-in-inglese/
Copyright ©2024 Diritti Globali unless otherwise noted.