by Editore | 17 Maggio 2011 6:46
ROMA – «Mario Draghi è l’unico candidato alla presidenza della Bce», assicura il presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker. E questa sua frase, sibilata a margine del vertice tra i ministri economici della Ue, rappresenta il primo passo formale per il banchiere italiano nella corsa alla sostituzione di Jean Claude Trichet. La strada è spianata ma sulla discussione ha pesato il caso Strauss Kahn, eccezionale e inatteso. La procedura di nomina è ancora lunga: ci vuole il parere dell’Europarlamento e quello del board della Bce. E soprattutto, manca il sì politico dei capi di stato e di governo, atteso per il 24 giugno. Ci sono però l’appoggio pubblico del francese Sarkozy e della tedesca Merkel e l’investitura ufficiale del governo italiano.
Fino all’ultimo c’è stata incertezza. Non tanto a livello internazionale, bensì interno. Sembra infatti che in ambienti governativi qualcuno avesse pensato di congelare la partita Bce per eventualmente candidare Draghi al vertice del Fmi, messo a soqquadro dai guai di Strauss-Kahn. Dunque, non più Francoforte ma Washington dove peraltro i paesi emergenti già premono per contare di più e la partita diplomatica che sempre accompagna le scelte di vertice è tutta da tessere. E’ proprio per sgombrare il campo da ogni equivoco che un portavoce della Banca d’Italia, nel pomeriggio, mentre a Bruxelles i ministri erano in conclave, ha diffuso una nota che suona così: Draghi «non è assolutamente interessato» a sostituire il direttore generale francese, finito in manette a New York.
Oltretutto, ci tengono moltissimo al piano nobile di via Nazionale a questa nomina: pensano che sia un riconoscimento non solo alla persona Draghi, ma anche alla professionalità e all’indipendenza ormai secolare di palazzo Koch. Per riuscire il candidato, grazie ad un curriculum di tutto rispetto, ha dovuto vincere pure pregiudizi legati al suo essere italiano, cittadino di un paese sulle cui spalle grava un debito abnorme.
A Francoforte, nel board dell’Istituto, c’è già un altro connazionale e nessun membro di Eurolandia occupa due posti. Inoltre Sarkozy, nel recente incontro con il premier Berlusconi, avrebbe chiesto per la Francia proprio questa poltrona. Bisogna dunque che Lorenzo Bini Smaghi, che oggi la occupa, si faccia da parte. L’interessato tuttavia non sembra avere intenzionato a lasciare così: «Ho un lavoro fino al 2013» quando scadrà il mandato. «Quindi i miei progetti sono qui» Bini Smaghi è uno dei candidati alla successione di Draghi: lo appoggiano numerosi politici, compreso il sottosegretario Gianni Letta. Viene dalla Banca d’Italia. Alla Bce c’è un precedente simile basato sulla logica della staffetta: Trichet e Noyer a suo tempo si sono scambiati i posti, tra Bce e Banque de France.
L’altro candidato è Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro. E’ un “esterno” a palazzo Koch e lo appoggia il ministro dell’economia. Tremonti per la verità provò anche nel 2005 a inserirlo nella corsa, ma senza successo. Draghi invece immagina a una soluzione interna: se dipendesse da lui, l’organigramma ideale vedrebbe il direttore generale Fabrizio Saccomanni alla carica di governatore, Ignazio Visco al suo posto e Bini Smaghi inserito nel Direttorio. Una soluzione di compromesso indica Saccomanni governatore a tempo, lasciando poi a Bini Smaghi. La nomina del governatore avviene con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del premier, sentito il consiglio dei ministri e il consiglio superiore della Banca d’Italia.
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