Deneuve: “Von Trier scandaloso ma anche i media che lo maltrattano”

by Editore | 22 Maggio 2011 6:42

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CANNES – Nella condanna unanime delle affermazioni antisemite di Lars von Trier, Catherine Deneuve è l’unica a distinguersi. «Lo shock per le dichiarazioni di Lars è stato molto forte, ma ancora più forte è lo shock per il modo in cui sono state usate. È spaventoso il fatto che, se ti sfugge qualcosa di sbagliato, possa essere isolato dal contesto e finire su tutti i media, i giornali, la stampa, tutti i siti Internet», dice con toni vivaci, lei che con il regista danese ha lavorato e per il quale ha sempre avuto parole di ammirazione. L’attrice francese già  in altre occasioni ha espresso opinioni forti, incurante di eventuali polemiche come quando alla Mostra di Venezia si espresse criticamente sulla situazione politica italiana e sul maschilismo nel suo paese. L’incontro a Cannes è per la presentazione di Les bien-aimés, il film musicale di Christophe Honoré che stasera chiuderà  il 64mo festival. Nel cast, con Ludivine Sagnier, Louis Garrel, Milos Forman e, accanto a Catherine Deneuve, Chiara Mastroianni, la figlia avuta dal grande Marcello.

Sono già  apparse nello stesso film, ma è la prima volta che hanno l’occasione di recitare lunghe sequenze insieme, addirittura di cantare e ballare insieme. «Io adoro cantare, ha un effetto piacevole, fisicamente liberatorio, ti lasci andare senza sforzo», dice la Deneuve e ricorda «la mia prima esperienza, Les parapluie de Cherbourg, mi sembrava di vivere dentro una favola. Mi dispiace solo che allora fui doppiata, adesso sono io che canto. Mi piace, mi capita di cantare spesso anche nella vita». La figlia Chiara la guarda divertita: «Non mi pare di sentirti cantare spesso», dice. E la madre: «Eri troppo piccola per ricordare la ninna nanna che ti cantavo la sera».
Con i personaggi di madre e figlia, il film copre un arco di 45 anni, dalla metà  dei Sessanta fino ad oggi, per raccontare momenti topici, il 1968, la primavera di Praga, la swinging London, la libertà  sessuale, la fine del comunismo, l’11 settembre. La riflessione della Deneuve è che «le generazioni di oggi hanno perduto la leggerezza di vivere che avevamo negli anni Sessanta. Il mio personaggio, Madeleine, è una creazione di Christophe, ma riconosco la sua libertà  di vivere, l’ansia di seguire i suoi desideri. Da giovane ero aperta alla speranza, sentivo le cose positive della realtà . Oggi non sono più così. Forse è solo una questione di età ».
Vera, il personaggio della Mastroianni, è più cupo e fragile rispetto a Madeleine. E curiosamente anche nella vita i due temperamenti divergono. Sulla felicità , un tema del film, ad esempio. «Non credo che sia uno stato permanente dell’esistenza. La vita offre momenti di felicità  e io ho sempre cercato di afferrarli», dice la Deneuve. «Secondo me la felicità  esiste soltanto nei film», interviene Chiara.
Nel film le scarpe sono importanti, un feticcio, che la Deneuve condivide, ammette di averne un numero di paia incalcolabile e in questo caso Chiara è d’accordo. «Ho usato le sue scarpe, finché purtroppo il mio piede è cresciuto troppo, non abbiamo più lo stesso numero. Le scarpe nel film non sono state un problema. La vera preoccupazione era quella di stare nel personaggio, essere la figlia di Madeleine, non di quella di Catherine. Non era facile, soprattutto nelle scene in cui cantiamo insieme, ci veniva da ridere, come nella vita». Il padre sullo schermo è Milos Forman che, dice, il regista, «ha accettato per non perdere l’ultima occasione di essere il marito di Catherine Deneuve». E lei: «Milos è perfetto, mi ricorda molto Marcello, ha la stessa avvolgente capacità  di seduzione».

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