Democrazia e identità la Carta degli italiani
È la carta che ci ha fatto nascere davvero come cittadini liberi. Il testo dove trovare i principi fondanti della nostra democrazia. In una parola è la Costituzione. Domani Repubblica esce in edicola con una edizione speciale della Carta, introdotta da un intervento tenuto a Camere riunite dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e da un saggio di Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte costituzionale. Completano il volume (in vendita a 1 euro più il prezzo del quotidiano) il testo integrale dell’inno nazionale, il racconto della sua storia e dei suoi autori e in più la trascrizione di alcuni passaggi della speciale esegesi che Roberto Benigni ne ha fatto in televisione, sul palco dell’ultima edizione del Festival di Sanremo.
Non è un caso che l’uscita coincida con la vigilia della festa della Repubblica e nell’anno dei festeggiamenti per il 150mo dell’Unità dello Stato. Perché l’entrata in vigore della Costituzione, il primo gennaio 1948, portò a compimento, quasi un secolo dopo, il processo di unificazione nazionale. Come ha ricordato il capo dello Stato: «Il processo risorgimentale, il movimento per l’unità d’Italia, ebbe per compimento lo Stato nazionale, che assunse i lineamenti di uno Stato liberale ma senza il presidio di una Costituzione votata dai rappresentanti del popolo che prendesse il posto dello Statuto albertino concesso “per volontà sovrana”. Fu – dopo la rottura autoritaria del ventennio fascista – con il voto e con la scelta repubblicana del 2 giugno 1946, che l’Italia unita giunse all’approdo del costituzionalismo». Insomma, come afferma Giorgio Napolitano, «l’unità costituzionale si è fatta sostrato dell’unità nazionale».
Ma il testo necessita davvero di modifiche, come puntualmente chiede qualcuno? Per Gustavo Zagrebelsky la crisi della politica non è imputabile ai difetti della Costituzione: «La prima riforma di cui abbiamo bisogno è il rinnovamento civile. La costituzione, senza di ciò, è solo un falso obiettivo». Insomma, occorre ripartire dall’articolo 54: «Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle, con disciplina ed onore».
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