Debito greco, Ue disposta ad allungarlo
MILANO – Ok al piano di salvataggio da 78 miliardi di euro per il Portogallo. Avanti piano sul salvagente-bis per la Grecia. Il caso Strauss-Kahn e i guai del Fondo Monetario non frenano (per ora) i progetti della Ue. L’Eurogruppo ha ratificato ieri il pacchetto di aiuti per Lisbona in cambio di un piano lacrime e sangue che dovrà essere approvato e attuato dal nuovo governo lusitano (e da tutti i 17 stati membri) dopo le elezioni del 5 giugno. Il Portogallo dovrebbe pure chiedere agli investitori privati di mantenere la loro esposizione sui titoli di stato del paese.
Resta ancora in salita, invece, la strada per il nuovo intervento di sostegno finanziario alla Grecia. Tutti sono d’accordo sulla sua necessità – si parla di un assegno sui 60 miliardi – ma rimangono grandi distanze sulle condizioni e i paletti da cui saranno accompagnati. L’unica certezza, al momento, è la decisione di non ristrutturare i 325 miliardi di debito ellenico con un taglio secco del loro valore nominale. Un’ipotesi esclusa anche ieri da Angela Merkel. Wolfgang Schaeuble, ministro delle finanze di Berlino, è tornato a ventilare la possibilità di un allungamento soft delle scadenze per il 2012 e il 2013. La stessa soluzione è stata prospettata dal portavoce del Commissario agli Affari economici Olli Rehn mentre Lorenzo Bini Smaghi, membro del comitato esecutivo Bce, ha detto che «questo intervento da solo non avrebbe un grande impatto sulla sostenibilità dell’esposizione di Atene».
I tempi del piano salva Grecia sembrano così destinati ad allungarsi di qualche settimana, complice anche l’uscita di scena di Dominique Strauss-Kahn, amico del premier ellenico George Papandreou e grande mediatore negli ultimi mesi tra Atene e Bruxelles. La missione della trojka Bce-Fmi-Ue sta esaminando in questi giorni lo stato d’avanzamento delle riforme e dell’economia del paese in vista del via libera a una nuova tranche di aiuti da 12 miliardi compresa nel primo piano da 100 miliardi. E l’Eurogruppo potrebbe attendere la relazione finale per arrivare a una decisione. Il rinvio non è stato rpeso benissimo dai mercati che hanno spedito al rialzo di 17 centesimi al 15,61% ieri i rendimenti sui titoli a 10 anni della Grecia.
I nodi aperti sono a questo punto due. Oltre al riscadenzamento dei rimborsi, l’altra patata bollente è quella delle privatizzazioni. Papandreou, in un primo tempo molto tiepido sul tema, ha avviato ora su pressione di Bruxelles un piano di vendita di asset pubblici da 50 miliardi di euro nel 2015. Parte del governo del Pasok e i sindacati si sono però messi di traverso mettendo in allarme la Ue. Che ora potrebbe condizionare i suoi nuovi aiuti a una tabella di marcia stringente e vincolante proprio sui saldi di stato di Atene. La partita è ad alto rischio, anche finanziario, per l’Europa e la Bce che rischiano di incassare perdite monstre da un eventuale default ellenico. La Bce ha in portafoglio 76 miliardi di titoli di stato greci a un valore facciale attorno ai 68 centesimi, secondo l’Ft. Ogni taglio del debito superiore al 32% si tradurrebbe quindi in un pesante passivo per la banca centrale europea.
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