Così è calato il sipario sulle scorciatoie illegali dei furbetti del quartierino

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Sono le parole di una intercettazione di Stefano Ricucci, parole che forse meglio di tutte sintetizzano quello che nell’estate 2005 avvenne intorno alla Banca Antonveneta. Ricucci coglie da subito quello che c’era di sbagliato in quell’operazione. Perché portarla a termine con una tortuosa scorciatoia (la Casilina) rivelatasi poi illegale, quando quella stessa operazione si poteva compiere in altro modo?

Il processo ha finora dimostrato che non era possibile seguire la via maestra, la strada legale, perché la Popolare di Lodi non aveva i requisiti patrimoniali per comprare la banca Antonveneta. Solo il potere del governatore Antonio Fazio era in grado di permettere a una banca di provincia di contrastare un colosso come Abn Amro e di trasformarne il numero uno della Lodi, Gianpiero Fiorani, nell’alfiere dell’italianità .
Sotto Fazio, la Popolare di Lodi passa dal 48° posto al 7° nell’ambito del sistema bancario nostrano. E, secondo la ricostruzione dei pm Eugenio Fusco e Gaetano Ruta, il sodalizio tra i due sarebbe nato col Forex tenutosi a Lodi nel febbraio 2002. A quell’evento partecipano ben cinque ministri e cambiano i rapporti tra Fazio e Fiorani, dal “lei” si passa al “tu”, diventano talmente intimi da sfociare nel “bacio in fronte” che Fiorani avrebbe dato volentieri a Fazio il giorno del via libera all’offerta pubblica su Antonveneta.
Fazio, però, sposa la causa della Lodi non solo per la personale stima verso Fiorani, ma anche perché la crescita del banchiere padano gli permette di tenere a bada le altre banche italiane e di contrastare l’avanzata di quelle straniere. Emblematici due episodi emersi nel processo. Cesare Geronzi, ai tempi al vertice di Capitalia tra i pretendenti a comprare Antonveneta, ha dichiarato a dibattimento che il dialogo con il governatore su Antonveneta si era chiuso con la frase di Fazio: «Per Antonveneta c’è un’altra soluzione». E con un’altra frase, messa a verbale da Fiorani, Fazio liquida gli olandesi. L’8 marzo, nel corso di un incontro in Banca d’Italia al quale partecipano Fazio, Frasca e l’amministratore delegato di Abn Amro, Groenik, il governatore invita gli olandesi, maggiori azionisti di Antonveneta, a recarsi da Fiorani, lasciandosi sfuggire un dettaglio fino ad allora ignoto al mercato: «Tanto siete entrambi al 15%». A quei tempi invece tutti sapevano che la Lodi aveva in portafoglio solo il 5% della banca padovana. A cosa mirava il governatore lo spiega ancora una volta Fiorani. «Il governatore mi dice: “Voi dovete superare il giro di boa del 50%”. Il 4 di aprile il governatore mi chiede di dargli una specifica di questi nominativi, di dirgli… vediamo a che punto siamo, perché il messaggio è “devi superare il 50%” cioè, dobbiamo far fallire l’offerta di Abn Amro».
Per compiacere Fazio e arrivare al 50%, Fiorani – stando alla requisitoria dei pm – compie tutta una serie di reati. Rastrella titoli Antonveneta in conto proprio, con derivati di Deutsche Bank, SocGen, Jp Morgan e Dresdner, ma anche attraverso l’interposizione di clienti della banca, i “bresciani e “i lodigiani che facevano riferimento rispettivamente a Emilio Gnutti e a Silvano Spinelli. E ancora si appoggia agli immobiliaristi Stefano Ricucci, Danilo Coppola e Luigi Zunino, e ai raider Vito Bonsignore e Domenico Bonifaci. Comunica il falso. Il 15 aprile un comunicato della Banca dice che rastrellerà  i titoli: «La Lodi – scrivono i pm – induce il mercato a credere che la decisione di dare seguito al progetto di diventare azionista stabile di Antonveneta, previa valutazione dei prezzi di mercato e dei quantitativi, sia ancora da realizzare; in realtà , il rastrellamento delle azioni Antonveneta è già  stato effettuato». Un concerto occulto che svelerà  la Consob a maggio 2005. Una omessa comunicazione del patto che per i pm configura anche un ostacolo alle funzioni di vigilanza della Banca d’Italia.
Per raggiungere l’intento, Fiorani non trascura nemmeno l’aspetto politico, lavorando per assicurare appoggio a Fazio nella discussione parlamentare sulla riforma dell’ordinamento della Banca d’Italia. Il grimaldello è il senatore Luigi Grillo, presentato a Fazio da Fabrizio Palenzona. Con lui Fiorani sbarca in Sardegna, la sera di San Lorenzo dell’anno prima, e raggiungono la residenza di Silvio Berlusconi, dove trovano anche Cesare Previti. L’operazione parte, ma è la sera delle stelle cadenti.

 


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