Comunali, l’affluenza scende al 52% ma sale a Milano, oggi voto fino alle 15
ROMA – Un picco di affluenza alle 19, tanto da fare sperare – sia la sinistra che la destra – di avere in parte vinto sugli indecisi. Ma alle 22 è in calo di circa due punti nel raffronto con cinque anni fa. Per i sindaci aveva votato il 51,90% degli elettori (- 1,99) e il 40,96 per la Provincia (- 2,56). E per dire quanto la sfida di Milano sia sentita basta guardare appunto i numeri dell’affluenza alta: alle 19, il 39,9% (+ 4 rispetto al 2006); alle 22 il 53,56%, quasi due punti in più rispetto al 2006. Un dato che i collaboratori di Giuliano Pisapia, il candidato del centrosinistra e sfidante di Letizia Moratti, giudicano comunque «positivi». Pisapia ovviamente non commenta, solo parla della «responsabilità » che si sente di avere. La sfida milanese è davvero cruciale. Berlusconi lo sa bene; è persino capolista del Pdl a Milano e, dopo avere votato, si ferma a parlare con alcuni sindaci pidiellini dell’hinterland milanese e dà fuoco alle polveri: «È impensabile che Milano non sia governata da noi. Siamo l’unica forza moderata: come possono i moderati dare un voto a questa sinistra radicale dei Vendola e dei Pisapia fiancheggiata dai centri sociali e dai violenti?». Racconta anche alcune barzellette, il premier. Nel mirino Fini, e fa battute alle ragazze sul casting del bunga-bunga.
Vittoria a Milano neppure messa in dubbio da Bossi, per il quale il popolo padano non può tradire: «Vinciamo al primo colpo e la Lega prenderà tanto», afferma al seggio, accompagnato dal figlio Renzo. «Milano è sempre stata del centrodestra, speriamo che lo resti». E sul Pdl ormai estremista nei toni fino agli insulti e al fango su Pisapia, il Senatùr liquida la questione: «Berlusconi ci ha dato i voti per il federalismo, ci interessa quello, che ci dia i voti per le prossime riforme». L’alleanza insomma dura finché serve. Pronto a scommettere sulla conquista della città al primo turno è il “governatore”, Roberto Formigoni che si presenta al seggio con una maglietta con l’immagine di Paperino: «Sul primo turno, ci contiamo…». Gli occhi quindi sono sempre puntati sulle sfide metropolitane. Anche a Torino l’affluenza è alta, con 3 punti in più. Piero Fassino, ex segretario Ds e leader Pd, è dato per sicuro favorito.
Scoppia proprio su Bologna e sull’affluenza, la polemica tra il Pd e il Viminale. Il ministero dell’Interno in mattinata parla di crollo; Nico Stumpo, responsabile organizzazione del Pd si scatena: «Un errore macroscopico, i dati sono disomogenei». I Democratici puntano su una vittoria al primo turno che archivi il “caso Delbono” e il Cinziagate. Il segretario Bersani bada al sodo; conteggia anche le altre città (Trieste, Cagliari, Olbia) dove il centrosinistra se la può giocare e bene: «Siamo in salute e fiduciosi». Ovvio, spiega, che se i risultati vanno male per la destra si apre una resa dei conti dentro la maggioranza. Le amministrative potrebbero essere preavviso di sfratto.
Napoli (dove alle 19 l’affluenza cresceva di due punti) è sempre in bilico. Berlusconi la dà per strappata al centrosinistra. Irregolarità ai seggi vengono denunciate da Idv, Verdi e Pd che parlano di «voto inquinato». Un vero e proprio tonfo di affluenza c’è stato a Trieste: meno 26 punti. Trieste del resto ha visto l’implosione del centrodestra. Ma in Friuli dicono che la ragione sta nell’election day di cinque anni fa (amministrative più politiche) e nel cattivo tempo. Oggi i seggi per i circa 13 milioni di italiani chiamati al voto resteranno aperti dalle 7 alle 15. Subito dopo lo spoglio.
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