Campagna da 15 milioni per Letizia costa dieci volte quella del rivale
MILANO – Cinque anni fa, per il suo debutto come candidata sindaco, Letizia Brichetto Arnaboldi dichiarò di aver speso, per la campagna elettorale, 3.642.900 euro. Una cifra più alta, invece, risultò tra le “erogazioni liberali” a partiti e enti depositate alla Camera: Gianmarco Moratti aveva donato 6.335.000 euro al comitato elettorale della moglie. Quelle cifre, per quanto milionarie, oggi scolorano. Soltanto in fatture ufficiali, entro lunedì prossimo, i Moratti e il Pdl avranno speso oltre quindici milioni. Inutile fare calcoli, pensare cosa si potrebbe comprare con tutti quei soldi: finora non sono serviti ad assicurare la vittoria al primo turno.
Bilanci depositati alla mano, la seconda campagna elettorale di Letizia Moratti è già costata 7 milioni e mezzo, al netto del milione in più che si presume stia spendendo in questi giorni di feroce rincorsa del suo avversario Giuliano Pisapia. Il Pdl, partito di cui la Moratti ha preso la tessera, non è da meno: nel bilancio preventivo depositato per legge all’Albo pretorio, il partito ha dichiarato 3 milioni di spesa. In più, per non sbagliare, ha aggiunto anche 500mila euro per la campagna elettorale nei consigli di zona cittadini: nove zone, 4.500.000 euro. Soldi sprecati, si potrebbe dire: perché il centrodestra ha perso in tutte le circoscrizioni.
Costa organizzare cene elettorali, inondare la città di maxi manifesti, comprare i gazebo con schermi al plasma e biliardini. Nel preventivo – la Moratti l’ha depositato solo dopo Pisapia che, con l’intera coalizione, non superava il milione e mezzo – per la «produzione, l’acquisto o l’affitto di materiale e mezzi di propaganda» è iscritta la spesa di un milione. Altri due sono serviti per distribuire questo materiale e per comprare spazi su radio, tv, giornali, cinema, teatri. Con un milione e 350mila euro è stato pagato il «personale utilizzato e ogni prestazione o servizio inerente alla campagna»: dai comunicatori agli pseudo-volontari per i gazebo.
Letizia – anzi, Gianmarco – non ha però solo pagato la sua campagna elettorale di 4 milioni e mezzo ufficiali. Ha pagato una cena elettorale per mille donne e ha finanziato le tre liste civiche che l’hanno sostenuta, con risultati in gran parte deludenti. I “Giovani per Expo” hanno preventivato una spesa (che dovrà poi essere ritirata, fra un mese, con le fatture reali) di 970mila euro: la lista ha preso 1208 voti, come dire che convincere ogni elettore è costato 803 euro. Fuori da queste cifre, per ammissione della stessa Moratti, è il libro patinato inviato a 600mila famiglie sui “Cento progetti realizzati” dalla giunta. La tesoreria del Pdl, invece, dovrà saldare il conto della festa di fine campagna di otto giorni fa: 180mila euro per riempire via Dante di tavolate di cibo e bevande, con concerto di Ron, Meneguzzi e Scanu.
Ma tutto questo, come si è visto, non è bastato. Ora servono nuovi sforzi. E nuovi, massicci investimenti. Dopo il divorzio consensuale con la Sec, società di comunicazione vicina a Cl che non aveva condiviso la strategia della Moratti di accusare con falsità Pisapia, la Moratti ha rivoluto accanto a sé un vecchio amico, Paolo Glisenti (e il suo braccio destro Roberto Pesenti): per lui, si dice, niente assegno milionario, ma la promessa – visto che, comunque, la Moratti resta commissario di Expo – di un ritorno nel board dell’evento da cui si dovette dimettere per le troppe polemiche anche legate al suo presunto stipendio di 750mila euro l’anno (come consulente della Moratti in Comune, ha invece di certo preso di soldi pubblici 472.200 euro in tre anni). Con un congedo dal suo incarico in Amsa è arrivato – e non gratis – per occuparsi del web un altro ex uomo della Moratti, Filippo De Bortoli. Sta partendo, poi, la nuova tranche di affissioni, volantini, spot, che costerà all’incirca mezzo milione. E per tentare di riempire le piazze – visti i precedenti poco lusinghieri – si cercano artisti disposti a mettere la faccia (a pagamento, s’intende) per concerti pro-Moratti. Tre eventi con contorno di gadget e buffet, in tre periferie. Costo stimato: 100, 150mila euro per ognuno.
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