Bossi frena sui ministeri a Milano Camera, sì alla fiducia sul nucleare

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ROMA – Dopo le multe per le interviste a reti unificate, Silvio Berlusconi si butta su Youtube. Così anche la rete ribolle con le dichiarazioni del premier. Che, per non sbagliare, nel nuovo video torna alla carica contro i due avversari che potrebbero compromettere il futuro del suo governo. Pisapia è «dannoso per Milano e incompatibile con l’Expo», De Magistris «è il vecchio che torna». Poi chiama il suo popolo al voto perché i ballottaggi «sono una nuova sfida che dobbiamo vincere». «Dobbiamo governare per due anni e fare la riforma delle intercettazioni», aggiungerà  in serata. Quindi – in attesa del responso delle urne – tampona la falla aperta dalla Lega con la richiesta di spostamento dei ministeri a Milano. Umberto Bossi, sceso a Roma per votare la fiducia sul decreto Omnibus, si dice certo che «Berlusconi si convincerà » a farlo. Poi però nega che sul decentramento ci siano crepe tra il suo partito e quello del premier, ma non perde l’occasione di prendere in giro il sindaco di Roma Gianni Alemanno che, come la maggior parte del Pdl, è contrario al trasloco dei dicasteri: «E te credo…», commenta il Senatùr con una risata. Ma la tensione per l’iniziativa del tandem Bossi-Calderoli è tale che in serata, al termine di un lungo vertice con il premier, Bossi tira il freno e sui dicasteri rimanda il discorso a dopo i ballottaggi.

D’altra parte le spaccature erano troppo evidenti e ravvicinate al voto. A nome del Pdl il ministro La Russa aveva intimato lo stop: se ne parlerà  «quando sarà  il momento» e comunque la decisione dovrà  passare «con una larga condivisione». L’idea era stata bocciata anche dal leader di Forza del Sud Gianfranco Miccichè, per il quale il decentramento serve solo ad «alimentare il clientelismo di certa burocrazia parassitaria». Unica voce del Pdl a favore era quella del governatore campano Caldoro. Con grande imbarazzo per il premier, che parlando ad un gruppo di deputati aveva accusato la stampa di avere montato un caso inesistente. 
Intanto a Montecitorio il governo incassa la fiducia sul decreto Ombibus. Mentre i Verdi fanno un blitz in aula durante il quale riescono a calare uno striscione contro il nucleare, il testo (che tra le altre cose evita il referendum sull’atomo) passa con 313 voti. «È la conferma che la maggioranza c’è», commenta Berlusconi. I capi del Pdl si fanno i conti e affermano che al netto delle assenze «la maggioranza è salita a 323-324». Anche se la fatidica “quota 330” resta ancora molto lontana. Il premier comunque convoca l’ufficio di presidenza per oggi. «Serve a confermare il programma per i prossimi due anni», spiega un Berlusconi che cerca di ostentare fiducia per esorcizzare il pericolo ballottaggi. In serata per tre ore fa il punto con Bossi e Calderoli a Palazzo Grazioli. Se per la Lega oltre allo spostamento dei ministeri è prioritario fare la riforma della Costituzione e una nuova legge elettorale, il premier ha in testa altri punti. «Andiamo avanti per i prossimi due anni – dice -, dobbiamo fare le riforme assolutamente indispensabili che non abbiamo potuto fare per colpa di Fini e Casini: quella della giustizia che comprende anche le intercettazioni». La Legge bavaglio ritorna. E con essa i tormentoni degli ultimi mesi: la riforma del fisco e il rilancio dell’economia.

 


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