Bat-casa di Moratti jr, due nuovi indagati
MILANO – Non è facile improvvisarsi fotografi. Ma sbagliare completamente l’inquadratura, riuscendo a non centrare con l’obiettivo neppure uno scorcio di un’intera cucina, alla Procura di Milano è apparsa un’ipotesi di reato. Perché chi doveva fare quelle foto, un vigile e un funzionario dello sportello unico dell’Edilizia, entrambi dipendenti del Comune di Milano, avrebbero dovuto anzitutto documentare se il fabbricato di proprietà del figlio del sindaco dello stesso Comune, Letizia Moratti, era un’abitazione oppure no. E la presenza di un forno o di un frigorifero avrebbe potuto essere decisiva. Per di più, era davvero difficile che quella cucina, valore presunto 200mila euro, passasse inosservata, visto che è gigantesca ed è dotata di molto più di ciò che una massaia può sognare: tre forni, la cantina climatizzata per il vino, lo spinatore delle bevande e altri accessori ipertecnologici.
Così il procuratore aggiunto Alfredo Robledo ha deciso, dopo un primo interrogatorio come persone informate sui fatti, di convocare nuovamente il funzionario del Comune e il vigile, questa volta nelle vesti di indagati per falso ideologico, un reato non da poco per il quale si rischiano dai tre a dieci anni. Ieri i due non si sono presentati, complicando la loro posizione. Nello stesso procedimento Gabriele Moratti è indagato per violazione della legge edilizia, perché, senza richiedere le autorizzazioni, avrebbe trasformato i cinque capannoni di Via Ajraghi in una abitazione privata. Il vigile e il funzionario dovranno spiegare se le fotografie scattate e la relazione sono state edulcorate per proteggere il figlio del sindaco. Ed eventualmente se e chi abbia chiesto loro di “ammorbidire” il loro rapporto.
Il dubbio è che i controlli di Palazzo Marino al riguardo non siano stati particolarmente stringenti. Solo il 22 luglio, 13 giorni dopo la pubblicazione sui giornali delle notizie sullo scandalo del loft in stile Batman di Gabriele Moratti, gli uffici comunali si sono impegnati per un sopralluogo «senza preavviso» in una trentina di loft della zona. Nessuno degli inquilini apre la porta e per conoscere i nomi dei proprietari il Comune procede con una verifica catastale. Il secondo sopralluogo avviene fra il 20 e il 29 settembre 2010. I cinque capannoni unificati da Moratti junior vengono ispezionati il 20 e il 21 settembre. Passano cioè 72 giorni, durante i quali il figlio della Moratti avrebbe potuto tentare di camuffare la reale destinazione del loft. La vasca da bagno con idromassaggio sarebbe stata coperta con una lastra in cartongesso, occultate le botole che portano al garage dove è allestito un ring. Ma di tutto ciò non ci sarebbe traccia nella relazione dei tecnici del Comune. Vi si legge che «al piano terra si è potuta riscontrare una diversa distribuzione dei locali cantina e bagno oltre alla creazione di una vasca/vuoto». Salite le scale, quello che annotano i tecnici è «una diversa impostazione dei servizi igienici», mentre scendendo al piano interrato si imbattono in un «locale impianti». I tecnici non vedono neppure la piscina sovrastata da una passerella.
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