Badanti, solo una su tre ha regolare contratto. Malgrado la sanatoria

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MILANO – La sanatoria colf-badanti del settembre 2009 ha già  esaurito i suoi effetti sul mercato del lavoro delle assistenti familiari. Nei mesi successivi alla sanatoria, la percentuale di badanti assunte con regolare contratto di lavoro era passata dal 32% al 46%. “Oggi invece stiamo ritornando alla situazione precedente. Solo un’assistente domiciliare su tre ha un regolare contratto di lavoro”, spiega Sergio Pasquinelli dell’Istituto per la ricerca sociale (Irs) di Milano. Le altre sono senza contratto o irregolari. Ma anche le donne assunte regolarmente, spesso lavorano per un monte ore superiore a quello dichiarato. “E’ un film già  visto, gli effetti delle sanatorie si riassorbono nel giro di uno o due anni”, osserva Pasquinelli.

Una tendenza che viene confermata anche da una ricerca promossa e finanziata dall’Agenzia regionale sanitaria (Ars) della Regione Liguria e coordinata dall’Irs di Milano. Secondo le stime operano a Genova circa 12 mila assistenti familiari. “Solo poco più di un terzo (il 38-40%) lavora con contratto – si legge nel testo della ricerca pubblicato sul portale “Qualificare” -. La sanatoria 2009 sembra aver inciso poco”. Inoltre, tra coloro che hanno un contratto, una su due afferma che le ore di lavoro dichiarate sono meno di quelle effettive.

A incidere sulla regolarizzazione delle assistenti familiari è anche il costo dei contratti regolari di lavoro che, spesso, risultano essere troppo onerosi per le famiglie. “Se ci fossero più agevolazioni fiscali -puntualizza Sergio Pasquinelli- aumenterebbero le assunzioni con contratti regolari”. Il secondo rapporto “L’assistenza agli anziani non autosufficienti” (promosso dall’Irccs-Inrca per il Network nazionale per l’invecchiamento) rileva infatti come passare dall’irregolarità  a un regolare contratto di lavoro comporta un aggravio medio dei costi mensili delle famiglie del 30-40%.
L’assunzione in regola, in regime di coabitazione, di un’assistente familiare “non formata”, costa intorno ai 18 mila euro l’anno (cifra che comprende 13 mensilità , contributi Inps, Tfr, vitto e alloggio), mentre in nero si scende intorno ai 12-13 mila euro all’anno. “Le agevolazioni fiscali previste oggi per le famiglie sono irrisorie. E per molte famiglie assumere personale in regola è troppo oneroso”, puntualizza Sergio Pasquinelli. Oggi le agevolazioni fiscali oggi consistono in deduzioni dal reddito dei contributi previdenziali obbligatori (fino a un massimo di 1.549 euro) e detrazioni dalle imposte del 19% delle spese sostenute per addetti all’assistenza personale (fino a un massimo 2.100 euro l’anno). (is)

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