Aiuti allo sviluppo, in linea solo 9 paesi su 27 dell’Ue

by Sergio Segio | 19 Maggio 2011 14:20

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ROMA – ”Il divario che separa l’Aiuto pubblico allo sviluppo dei paesi membri dell’Ue dall’obiettivo che essi si erano posti per il 2010 è attualmente di 15 miliardi, ma aumenterà  fino al 2015 e l’Italia è responsabile per quasi la metà  (43,8%) di questo divario”. È quanto denuncia il quinto rapporto Aidwatch 2011, elaborato dalla Confederazione europea di Ong Concord e presentato questa mattina a Roma. Secondo il rapporto ad oggi solo 9 dei 27 stati membri hanno raggiunto l’obiettivo parziale del 2010 in vista di quello del 2015, “mentre il nostro Paese ha così grandemente tagliato il suo aiuto nazionale da far ritenere che esso non arriverà  allo 0,10% del Pil nel 2015 esportando in Europa il suo debito di credibilità  internazionale”.

L’iniziativa, promossa in Italia dall’Associazione Ong italiane, il Cini coordinamento italiano network internazionali e Link 2007 Cooperazione in rete, mostra quello che definiscono il “primo significativo fallimento di credibilità  politica della cooperazione europea”. Secondo il rapporto un terzo degli stati membri ha tagliato l’aiuto in termini assoluti nel 2010, meno della metà  degli stati invece sta programmando di aumentare i livelli di aiuto relativo nel 2011. Nella classifica dei Paesi che in percentuale tagliano gli aiuti più della contrazione del Pil 2008-2010, l’Italia si piazza al terzo posto, dopo Slovacchia e Austria. Dopo di noi Grecia e Spagna. Ma tra gli altri paesi “responsabili” del tonfo degli aiuti anche la Francia e la Germania che secondo il rapporto realizzeranno solo il 60% degli impegni presi.

Per Andrea Olivero, coordinatore del Forum del Terzo Settore, intervenuto durante la presentazione, a preoccupare è la “marginalizzazione dei processi di sviluppo. La cooperazione è sempre di più vissuta dai governi come prosecuzione della politica interna degli Stati, non come strategia di politica estera”. Per Olivero, inoltre, i tagli in Italia sono stati “selettivi” perché “compiuti in tutti quegli ambiti nei quali si operava per andare ad allargare lo spazio della società  civile, per andare ad ampliare i diritti o soltanto mantenerli”. Tagli, ha aggiunto Olivero, che “non vanno mai a verificare il lavoro fatto e il processo virtuoso messo in atto”.

Nonostante le indicazioni del rapporto Aidwatch 2010 per lo scorso anno non siano state prese in considerazione dall’Italia, spiegano le organizzazioni nel documento presentato oggi, il rapporto indica ancora alcuni suggerimenti per cercare di recuperare la rotta. Tra le richieste inviate al governo italiano dalle Ong, la nomina di un sottosegretario con un mandato esclusivo alla cooperazione, un impegno maggiore e complessivo per quanto riguarda l’Aps, un forum governativo di alto livello e un piano di valutazione di lungo periodo. Indicazioni che si aggiungono a quelle che il rapporto 2011 ripropone a livello globale che fanno leva sulla cosiddetta “finanza creativa” che propone di reperire fondi per colmare i vuoti lasciati dai tagli. Già  attiva in alcuni paesi membri, ad esempio, la tassa sui biglietti aerei, la vendita all’asta delle quote di emissione di gas a effetto serra e l’utilizzo di parte dei profitti delle lotterie nazionali. In cantiere, infine, la concretizzazione della proposta di tassare le transazioni finanziarie: in Italia, infatti, secondo quanto spiega Andrea Baranes, portavoce Campagna 005 si sta lavorando ad una proposta di legge in merito.

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