Aiutare la Tunisia. L’appello dei professori
E’ responsabilità della comunità internazionale evitare alla Tunisia il circolo vizioso che dalla povertà e disoccupazione conduce al populismo, all’estremismo e quindi all’isolazionismo. Nel febbraio 2011 il G20 ha dichiarato: «Ci teniamo pronti a dare, quando sarà il momento, il nostro sostegno all’Egitto e alla Tunisia, attraverso risposte coordinate con le istituzioni internazionali e le banche regionali di sviluppo». Si è trattato di un primo passo positivo. Oggi facciamo appello ai dirigenti del G8, affinché assicurino il loro appoggio alla transizione tunisina.
Più precisamente, il nostro appello riguarda:
– Un aiuto immediato per sovvenzionare i consumi alimentari e di energia, e avviare un piano di formazione e aggiornamento per disoccupati con titoli di studio superiori.
– Un piano del G8 con una dotazione di 20-30 miliardi di dollari da spalmare su 5-10 anni per investimenti massicci finalizzati all’accessibilità e all’integrazione delle aree interne.
– Sviluppare un quadro concorrenziale per le industrie e i servizi, porre l’accento sulle piccole imprese, ottimizzare l’intermediazione finanziaria, in particolare attraverso la ristrutturazione del sistema finanziario.
– Una dichiarazione chiara sulle modalità di mobilizzazione e coordinamento tra le diverse istituzioni finanziarie (Fmi, Banca mondiale, Berd, Bei, Bad e Bid).
– La creazione di un’istituzione finanziaria specifica per la regione, dato che l’esempio della Tunisia e dell’Egitto sarà probabilmente seguito da diversi altri Paesi.
– L’impegno, a titolo individuale, dei Paesi europei partecipanti al vertice, di appoggiare il conferimento alla Tunisia dello status di partner associato dell’Unione Europea, con pieno accesso ai fondi strutturali europei.
– La creazione dei meccanismi in grado di favorire l’accesso al sapere, promuovendo gli scambi tra i giovani in tutta l’area mediterranea e oltre.
La Tunisia è alla guida della transizione democratica araba. La condizione delle donne in questo Paese, eccezionale per il mondo arabo, rappresenta un grande fattore di speranza. Questo piccolo Stato può essere, anche in ragione delle sue dimensioni, un perfetto laboratorio della democrazia.
Philippe Aghion (Harvard University), Christian de Boissieu (Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne), Daniel Cohen (Ecole normale supérieure), Jean-Paul Fitoussi (Sciences-Po, Paris), Jean-Hervé Lorenzi (Université Paris-Dauphine et Président, Cercle des économistes), Stefano Micossi, College of Europe), Bernard Paranque, (EuromedManagement), Olivier Pastré (IMBank and Université Paris 8), Edmund Phelps (Columbia University), Richard Portes (London School of Economics), Jean-Louis Reiffers (Université du Sud), Hélène Rey (London Business School), Nouriel Roubini (New-York University), Joseph Stiglitz (Columbia University), Klaus F. Zimmermann (Bonn University)
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