Afghanistan, attacco agli italiani ore di guerra con kamikaze e cecchini

by Editore | 31 Maggio 2011 6:59

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Stavolta i Taliban hanno scelto un bersaglio facile, il Gruppo di ricostruzione provinciale di Herat, unità  Nato nell’Afghanistan occidentale gestita da soldati e da civili italiani, ubicata in un edificio nel trafficato centro della città , lontana dalla nostra base militare e perciò poco difesa. L’attacco è stato sferrato alle 9 e 15, con un mezzo carico di esplosivo lanciato contro il muro di cinta: dopo l’esplosione, altri insorti hanno aperto il fuoco con armi leggere e pesanti, dall’alto dai tetti di case vicine. Dopo il rincorrersi di notizie allarmanti riguardanti vittime nel nostro contingente, interviene lo stesso ministro della Difesa, Ignazio La Russa, per spiegare che tra i militari italiani non vi sono morti, ma solo cinque feriti, di cui uno grave, perché colpito all’addome. Uno dei soldati investiti dall’esplosione è siciliano, tenente della Folgore di 36 anni, ma le sue condizioni non destano preoccupazioni. Nell’attentato è rimasto ferito anche un funzionario del ministero degli Esteri: «È sotto shock, ma sta bene», ha detto La Russa.

Ma nello scontro di ieri mattina sono morti almeno cinque agenti afgani, e due Taliban. Sempre il ministro ha parlato anche di «numerosi feriti tra i civili». Il loro computo, a sera, raggiungerà  le 52 unità . Intanto, le condizioni del militare giudicato inizialmente «grave» si sono stabilizzate in seguito all’intervento chirurgico presso l’ospedale da campo «Role 2». «Il militare è adesso giudicato fuori pericolo di vita», ha aggiunto La Russa. Il ministro descrive un «attacco complesso, con un mezzo carico di esplosivo che ha investito il muro di cinta, seguito da attacchi dei ribelli con armi dai tetti delle case dei civili che circondano l’edificio». La Russa afferma che, mentre era in corso l’azione contro l’unità  sotto comando italiano, i Taliban attaccavano «altri punti della città , pare la stessa residenza del governatore afgano e una piazza». «I terroristi – spiega – vogliono ritardare la transizione dall’autorità  internazionale a quella afgana, ma queste azioni sono, al contrario, la dimostrazione che la nostra azione è efficace, e l’attacco non fa venire meno il nostro impegno a restituire l’Afghanistan agli afgani, processo che dovrebbe concludersi entro il 2014». In linea il commento del ministro degli Esteri, Franco Frattini, per il quale il «vile attacco terroristico» non fa venire meno «la grande volontà  di continuare a fare quello che stiamo facendo» in Afghanistan.
Nel pomeriggio gli stessi insorti hanno rivendicato l’attacco e confermato quanto accaduto. In un primo comunicato nel loro sito Internet, il portavoce dei Taliban, Yousuf Ahmadi, ha indicato che «quattro mujaheddin dell’Emirato islamico alla ricerca del martirio» si sono infiltrati nell’edificio del Gruppo di ricostruzione all’inizio del pomeriggio. Ahmadi così prosegue: «I quattro hanno preso posizione in un edificio di numerosi piani da cui hanno sparato contro alla forze nemiche usando armi leggere e pesanti. Gli scontri si sono protratti per ore».
Il Gruppo di ricostruzione provinciale svolge un compito di aiuto nel processo di ricostruzione e di sviluppo del territorio, incentivando l’occupazione locale con progetti realizzati da ditte afgane, e aiuta il progresso economico dell’area e la fiducia verso le istituzioni politiche locali. L’unità  assiste inoltre le fasce vulnerabili della società  afgana, e realizza infrastrutture indispensabili distrutte o gravemente danneggiate nel corso degli ultimi anni. Colpirlo in modo così «complesso» e spettacolare, è comunque il sintomo che in Afghanistan i Taliban sono ancora indomiti, soprattutto nella provincia di Herat.

 

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