Via libera della Commissione Ue: Schengen va rivisto

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«Schengen funziona, ma bisogna trovare dei controlli migliori per verificarne l’applicazione, le regole di “governance”» , spiegano diplomaticamente le fonti di Bruxelles. Se ne discuterà , insomma, mentre fino a ieri questo era quasi un territorio proibito: e lo si farà  nel giro di settimane, non più di mesi (tempi già  fulminei, per l’usuale passo delle istituzioni europee che devono mettere d’accordo fra loro 27 Stati). Per il 4 maggio, la Commissione presenterà  la sua proposta formale al Consiglio dei ministri e all’Europarlamento. Ci sono già  opzioni messe nero su bianco, bisogna scegliere: interventi di emergenza sulle frontiere esterne quando lo Stato che è responsabile di quelle stesse frontiere — l’Italia a Lampedusa? — non riesca a reggere una pressione eccezionale di migranti (si parla di una possibile frontiera esterna «flessibile» , che cioè indietreggi quando lo Stato responsabile sia al collasso); e ristabilimento dei «vecchi» controlli su alcune frontiere interne fra Stato e Stato (Italia e Francia, a Ventimiglia?). Ancora: potenziamento di Frontex, la polizia di frontiera europea, con navi, aerei, fondi; «incoraggiamento» più o meno pressante alla solidarietà  fra Stati, perché accettino di redistribuire i migranti fra loro («ma questo non potrà  mai essere obbligatorio» , spiegano ancora le fonti Ue). Ora c’è urgenza, nelle mosse dell’Europa e in ciò che rivela la cronaca: nuove ondate migratorie, segnalano fonti vicino a Catherine Ashton che è il ministro degli Esteri Ue, sono in partenza dal Ciad, dalla Nigeria, dal Niger verso la Libia, e sono possenti come quelle sollevatesi all’inizio della crisi. La data del 4 maggio, fissata per la presentazione della proposta firmata dalla Commissione europea, non è certo scelta a caso: viene subito dopo il vertice Italia-Francia del 26 aprile e prima del vertice straordinario Ue del 12 maggio sull’immigrazione, il «luogo» politico in cui i capi di Stato e di governo potranno dare— oppure no— un’approvazione decisiva. Ma il passo più importante resta quello fatto ieri, con il riconoscimento che esiste un problema dietro la parola Schengen. Il dibattito nella Commissione è stato lungo e, come si dice, «franco» . Esistono posizioni diverse, naturalmente. E non riguardano solo l’emergenza alla frontiera Sud dell’Europa, il problema del Nordafrica. Non è un mistero, per esempio, che l’Ungheria— presidente di turno della Ue fino al 30 giugno — stia premendo con forza perché anche Romania e Bulgaria siano accolte nello spazio Schengen, appunto entro il 30 giugno: mentre Francia e Germania frenano, e considerano quest’ipotesi come un «rischio per la sicurezza» dell’Europa. Niente di più difficile che costruire la solidarietà , specie se non è «obbligatoria» .


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