by Sergio Segio | 11 Aprile 2011 13:14
ROMA – A rischio povertà il 47% delle famiglie italiane che hanno sottoscritto un mutuo per l’acquisto di un appartamento e devono sostenere le spese ordinarie per le utenze. Circa una su 4, infatti, non è più in grado di garantire il regolare pagamento della rata mensile concordata con la banca. Se si considerano poi le spese per la gestione (tariffe e bollette per acqua, energia, gas e riscaldamento), quasi il 50% dei nuclei familiari è costretto a versare il 30% del proprio reddito per la casa, anzi, addirittura superiore a questa quota “all’interno di uno scenario per niente tranquillizzante: il grado di indebitamento nel 2011 ha raggiunto gli stessi livelli registrati nel 2007, quando non era ancora scoppiata la crisi economicofinanziaria”.
Lo evidenzia con alcune proiezioni e analisi la seconda edizione dell’Osservatorio regionale sul costo del credito (Orcc), promosso da Caritas italiana e Fondazione culturale responsabilità etica, realizzato in collaborazione con il Centro culturale Francesco Luigi Ferrari. I dati sono stati illustrati stamane presso la sede di Caritas italiana. “Il monitoraggio della situazione attuale di indebitamento e della sua evoluzione nel breve periodo, così come la mappa del rischio in Italia, chiama in causa diversi soggetti con diverse responsabilità : le famiglie con i loro comportamenti di consumo; gli istituti di credito, che devono “accompagnare” i clienti al risparmio; gli enti locali, con le politiche del territorio da improntare al bene comune; lo Stato, chiamato a mettere in campo interventi più equi di sostegno dei redditi”. “Se durante la crisi abbiamo assistito a un abbassamento dei tassi d’interesse, nel 2011 stanno aumentando, per decisione della Banca centrale europea; di contro, c’è un calo di reddito delle famiglie”, ha rilevato Gianpietro Cavazza, presidente Centro culturale Francesco Luigi Ferrari, osservando: “La crisi non è affatto finita”.
Quale l’identikit di queste famiglie a rischio? “Sono unipersonali o monogenitoriali con uno o più figli; il tasso di scolarità è basso (licenza elementare) e l’adulto è alla ricerca di occupazione”, ha riferito Cavazza, evidenziando che vivono in Liguria, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, in regioni dove “l’economia era tendenzialmente in crescita quando era stato acceso il mutuo”. Analoghe caratteristiche relative ai componenti delle famiglie in affitto, che potrebbero accedere a un mutuo, diverse solo per il livello di scolarizzazione (licenza media o diploma superiore) e per la localizzazione: Toscana, Umbria, Marche, Sicilia”. (lab)
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