Un paese coerente
Ha ragione il segretario del Pd,Pierluigi Bersani, quando afferma che il parlamento italiano è ridotto a «un collegio di difesa allargato». Ha ragione il presidente del senato, Renato Schifani, quando si dice esterrefatto della proposta di legge di un gruppo di senatori (Pdl e Fli) per cancellare il divieto di ricostituzione del partito fascista. Ha ragione tutta l’opposizione quando sostiene che la lieve censura verso il ministro della guerra, La Russa, per aver mandato a quel paese il presidente della camera, è un atto vigliacco e deplorevole. Ha ragione il presidente della repubblica quando incalza la politica a rispettare la magistratura e la divisione democratica dei poteri. Hanno ragione i cittadini che ieri hanno manifestato davanti Montecitorio, e in molte piazze italiane, in difesa della democrazia. Ma la ragione ci ha lasciato da un pezzo e il diritto, come la decenza, sono sprofondate nel sottoscala del Palazzo. L’ennesima giornata nera del paese arriva nel primo pomeriggio, la decretano i 314 deputati della Camera mentre votano e approvano il conflitto di attribuzione, affermando, urbi et orbi, che la famosa telefonata di Berlusconi alla questura diMilano, per liberare Ruby, era dettata dalla convinzione che si trattasse della nipote di Mubarak. Il premier dunque deve essere giudicato non da un tribunale della repubblica ma dal tribunale dei ministri. Anzi non dovrebbe (e probabilmente non lo sarà ) giudicarlo nessuno, ma tutti ringraziarlo per aver evitato dissapori diplomatici con l’illustre parente della vivace minorenne. E’ la più oscena barzelletta mai raccontata, questa sì destinata a fare il giro del mondo. Ora sarà la Corte costituzionale a doversi pronunciare sull’ammissibilità di un simile sconcio. Vedremo anche questo: la più alta magistratura, destinata a dirimere questioni di altissimo profilo costituzionale, degradata a sentenziare sulla più clamorosa balla dell’epoca moderna. Nel frattempo gli avvocati di Berlusconi tenteranno di bloccare il processo Ruby, all’esordio davanti ai giudici di Milano. Poi l’indecorosa congrega (Pdl, Lega e acquisti dell’ultima ora) nei prossimi giorni, nemmeno con urgenza, si occuperà della prescrizione breve, cioè annullerà il processo Mills. Una radicale, epocale riforma della giustizia. Tutto in piena luce, nelle aule parlamentari, con le ministre e i ministri, fino all’ultimo sottosegretario, ammucchiati sugli scranni. Tutto di fronte alla pubblica opinione perché chiunque veda, capisca e impari che l’arroganza del potere e l’ostentazione dell’arbitrio sono la nuova regola, la normalità di ogni regime, l’una e l’altra vanno metabolizzate dal corpo sociale, per il suo bene, così da renderlo finalmente mansueto, aggiogato. Offendere dignità e intelligenza, mortificare il diritto all’uguaglianza di fronte alla legge, umiliare gli immigrati ammassandoli nei recinti, fare la guerra contro chi si era omaggiato e sostenuto: in fondo siamo un paese coerente.
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