by Editore | 15 Aprile 2011 6:38
ROMA – Novanta clienti della lista del Madoff dei Parioli hanno precedenti penali. Alcuni di loro anche specifici per truffa e riciclaggio, altri, come la compagna del broker Torregiani, è stata imputata in un processo su presunte irregolarità avvenute all’università La Sapienza. Potrebbe avvalersi della loro collaborazione Gianfranco Lande, la mente della stangata da 170 milioni in cui sono finiti vip, calciatori, politici e consorti, notabili romani, per far sparire le tracce dei suoi movimenti e i soldi non ancora ritrovati. Come peraltro sembra aver fatto quando è stato minacciato dal clan della ‘ndrangheta dei Piromalli. Lande infatti ha raccontato alla procura di aver restituito ai Piromalli un milione e 900mila euro in contanti, grazie a una colletta tra amici ed ex clienti, senza però aver voluto riferire i nomi di chi l’ha aiutato. «Ciò dimostra – ha asserito il pm Luca Tescaroli nella memoria depositata al Riesame – il suo proposito di non collaborare, proiettato a nascondere i rapporti con propri soci e clienti nella prospettiva di poter continuare le attività delittuose». E i personaggi che lui ha deciso di coprire potrebbero oggi gestire il suo tesoro, spostarlo da un conto all’altro fino a farlo sparire. Come ad esempio i 35 milioni di euro, gli unici soldi liquidi finora ritrovati, depositati in una banca delle Isole Vergini Britanniche, oltre a quelli custoditi in un istituto di credito alle Bahamas per cui ieri il gip ha dato l’ok al sequestro. Ma i sospetti sugli investitori presenti nella lista dei 1.678 truffati non finiscono qui. Sempre secondo la procura, c’è «il concreto pericolo che possano essere raggiunte intese tra Lande e investitori che non hanno querelato e che hanno preferito conservare l’anonimato, alcuni dei quali sono coperti ella documentazione da nomi in codice». Il riferimento è alla lista con 500 nomi criptati che gli uomini del nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza stanno cercando di decodificare. Molti di quei clienti hanno scelto di usare il nome del proprio cane per non essere riconoscibili. Una scelta di anonimato che nasconde, sempre secondo l’impianto accusatorio, investimenti molto sospetti, riciclaggio di denaro sporco. Da parti lese a possibili evasori. È questo il nuovo fronte delle indagini a cui lavora la Finanza. Controlli su tutti gli investitori, nessuno escluso, dai vip agli aristocratici, dal piccolo cliente al calciatore. Si parte dalle verifiche sulle loro dichiarazioni dei redditi e si potrebbe arrivare a ipotizzare per alcuni di loro l’evasione fiscale, fino all’obbligo di risarcimento degli interessi riavuti da Lande. Chi ha incassato dal 2008 in poi e sapeva dello stato di insolvenza della Egp e della irregolarità della Eim «potrà essere chiamato a restituire le somme incassate». È il caso, come ha sottolineato il liquidatore Gianluca Brancadoro, dei familiari dei cinque indagati per la truffa dei Parioli. La compagna di Torregiani, la madre di Raffaella Raspi, i familiari di Castellacci, ad esempio, potrebbero comparire nella lista solo come posizioni contabili cui non sono mai corrisposte somme di denaro investite e che, poi, potrebbero essersi trasformati in disinvestimenti. Ma questa volta, liquidati per davvero. Potrebbero quindi aver versato zero e incassato milioni. Amici, ma anche “partner in affari”. È il caso di Pierluigi Romagnoli, ex dirigente di Eurofighter, consorzio europeo che costruisce caccia militari, uno dei più facoltosi clienti di Egp-Italia, con oltre 13 milioni di euro investiti. È prevista per oggi la decisione del Tribunale del Riesame sulla scarcerazione di quattro dei cinque indagati (per Torregiani si era già espresso in senso negativo alcuni giorni fa) richiesta dalle difese. Una libertà a cui la procura di Roma si è opposta. Lo ha fatto per Torregiani e lo ha ribadito ieri.
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