by Editore | 19 Aprile 2011 7:37
Poco realistico, poco ambizioso e persino cinico e opportunista. Questa l’analisi impietosa della Cgil sul Def (Documento di economia e finanza) appena varato dal governo. A esporre davanti alle commissioni Bilancio di Senato e Camera il giudizio inappellabile è stato ieri Danilo Barbi, segretario confederale di Corso d’Italia, assente Susanna Camusso per l’appuntamento di oggi a Torino con Sergio Marchionne. Partiamo dal cinismo. In sostanza – sostiene la Cgil – il governo scarica su altri «la sua incapacità di operare politiche che dovrebbero ribaltare logiche di propaganda e galleggiamento », si legge nel testo depositato in Parlamento. In altre parole: non ha il coraggio di fare una vera manovra. Eppure servirebbe, visto che il governo punta a ridurre la spesa pubblica intorno al 5,5% di qui al 2014, ma scaricando tutto l’onere sull’ultimo anno, che prevede una manovra di aggiustamento tra i 35 e i 40 miliardi (2,3% del Pil). Prima di quella data si punta a unpuro galleggiamento, che non affronta il nodo più importante dell’economia italiana: la crescita. È quella la strada del risanamento: creare le condizioni per una ripresa della produzione e della domanda interna. Ma su quel fronte c’èmeno di zero. Anzi, si fa il contrario. «Il cuore dell’intervento del governo – continua Barbi – ricadrà sul pubblico impiego e sugli investimenti, che si prevedono in caduta per circa 10 miliardi di euro nel 2012 rispetto al 2009». La Cgil denuncia la gravità della riduzione del reddito disponibile delle famiglie, che non sembra interessare il governo. Quel dato è diminuito per il terzo anno consecutivo (mentre Tremonti continua a dire che l’Italia ha tenuto) «a causa della stagnazione dei salari reali – si legge ancora nel documento) e del taglio dei servizi. Concorre a questa tendenza l’aumento dell’inflazione, che si prevede per il 2011 al 2,4%, sulla quale pesano fortemente le componenti dei costi energetici e alimentari». La cgil parte da qui per chiedere interventi in favore delle famiglie a basso reddito, tradizionalmente più esposte ai rincari alimentari, visto che questi rappresentano il 40% dei loro consumi. Da qui il sindacato passa a chiedere una vera riforma del fisco, che oggi pesa principalmente sui salari dei dipendenti e sugli assegni pensionistici. «Dall’analisi delle dinamiche fiscali emerge come si stia aumentando silenziosamente il prelievo su chi già paga», riporta dil documento. CISL E UIL Altri toni per Cisl e Uil. La prima «apprezza particolarmente l’assunzione della riforma fiscale come una priorità del Piano Nazionale delle riforme. La rivendicazione di questa riforma è centrale nella piattaforma per il Patto sociale per la crescita ». Il sindacato di Bonanni chiede più coraggio sulla lotta all’evasione e sui tagli agli sprechi. «Sul Documento di economia e finanza il giudizio non è negativo perchè per la prima volta viene accompagnato dal Piano nazionale delle riforme, rivolte a favorire la crescita, che sui contenuti è condivisibile», dichiara la Uil, che però avverte: aspettiamo il momento del varo effettivo delle riforme, per un giudizio definitivo.
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