Tokyo si sveglia, decine di migliaia in piazza per dire basta al nucleare
Così, il silenzio ha portato via le voci della protesta che nella capitale nipponica erano echeggiate per tutta la giornata di domenica. All’ombra dei ciliegi in fiore, l’altro ieri oltre 15 mila persone hanno manifestato per le strade di Tokyo per protestare contro la dipendenza del Giappone dall’energia nucleare. In quella che è stata forse la manifestazione più grande e movimentata degli ultimi quarant’anni, persone di tutte le età hanno sfilato al ritmo di musica gridando «No al nucleare!». Il tamtam ha raggiunto i social network e oltre 10mila persone da tutto l’arcipelago hanno potuto partecipare alla festa contro il nucleare, vedendo e commentando in diretta su Ustream la manifestazione trasmessa dal team del giornalista Yasumi Iwakami. I giapponesi, che da secoli hanno imparato a convivere con terremoti e tsunami, hanno capito se alla natura non ci si può opporre, si può però evitare che disastri causati dall’uomo mettano in pericolomari e campi coltivati. Stufi di mezze verità , timorosi che quello che sta capitando ai reattori di Fukushima Dai-ichi possa ripetersi a qualcun altro dei 54 reattori sparsi per il Paese, hanno detto basta, «No more Fukushima!». La situazione presso la centrale a 230 km dalla capitale è ancora instabile. A poche ore dalla commemorazione delle vittime, una scossa di assestamento di magnitudo 7 ha messo temporaneamente fuori uso il sistema elettrico esterno d’emergenza dell’impianto di Fukushima. Per circa 50 minuti non è stato possibile pompare acqua fredda per raffreddare i reattori. Non c’è stata alcuna grave conseguenza, ha assicurato l’agenzia per la sicurezza industriale e nucleare, ma ancora una volta l’incidente ha ricordato come la fine della «battaglia di Fukushima» – come l’ha definita il premier Naoto Kan – è ancora lontana. Sono infatti 60 mila le tonnellate di acqua altamente contaminata che dovranno essere rimosse per poter proseguire le operazioni di raffreddamento. Il trasferimento delle prime 700 tonnellate provenienti dal reattore 2 dovrebbe iniziare oggi ma «non c’è ancora nulla di cui essere ottimistici riguardo alla situazione (della centrale)» ha dichiarato il portavoce della Nisa Hidehiko Nishiyama. Intanto, mentre si aspettano novità sulla riuscita dell’operazione, il governo sta pensando di ampliare il raggio di evacuazione della zona intorno all’impianto oltre i 20 chilometri attuali. Tuttavia, nessuna decisione certa è stata ancora presa in merito e gli esperti di Greenpeace, che da tempo insistono sulla necessità di rafforzare lemisure di prevenzione, temono che le autorità si riducano come sempre all’ultimo momento. Quello che la gente si aspetta ora non sono dati snocciolatiminuto per minuto, ma lungimiranza, una qualità che il governo di Kan non sembra ancora aver dimostrato.
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