by Editore | 17 Aprile 2011 6:59
ROMA— «I giovani sono come le rondini ed io mi auguro che voi in Europa possiate portare un po’ della vostra primavera» , ha detto ieri mattina monsignor Gualtiero Bassetti, vicepresidente dei vescovi italiani, salutando un gruppo di 23 tunisini in partenza da Perugia per la Francia. Già , ma nel frattempo, data l’assoluta incertezza dei rapporti con le autorità transalpine, i tunisini muniti di permesso temporaneo di soggiorno volano via come rondini dai centri d’accoglienza e si disperdono chissà dove, in qualche caso facendo danni. Per esempio, a Sanremo. Sbarcati di recente a Lampedusa e diretti oltralpe, tre immigrati di 34, 26 e 21 anni, in cerca di un riparo, hanno sfondato l’altra sera la porta di un alloggio dell’istituto diocesano per il sostentamento del clero, nel centro storico del Comune dell’Imperiese. Sono stati arrestati. Storie minime dentro a una fuga collettiva. Altri tre tunisini, provenienti da Foggia, si sono presentati qualche giorno fa a Villa Morazzana, Livorno: un ostello in stile liberty immerso nel verde dove il Comune ospita i «suoi» immigrati. «Sappiamo che qui si sta bene, vorremmo rimanere con gli altri» , hanno spiegato ai poliziotti increduli. Ma per il momento dovranno rinunciare al «modello Toscana» . I posti sono contingentati. La tensione in molti casi arriva alle stelle: a Pozzallo (Ragusa) ieri ci son stati scontri tra extracomunitari e forze dell’ordine nel centro d’accoglienza. Un finanziere, un poliziotto, un carabiniere e tre migranti sono rimasti feriti. Approfittando della confusione in 39 sono fuggiti. Così è tornato alla carica pure il viceministro leghista Roberto Castelli: «Ora ai pavloviani del politicamente corretto rivolgo questa domanda. Hanno diritto gli agenti feriti a difendersi anche con l’uso della forza?» . Un comitato di cittadini di Oria, paesone vicino alla tendopoli di Manduria (Taranto), ha scritto al presidente Napolitano: «Violenze, intimidazioni, molestie, furti. Abbiamo paura» . Si salvi chi può. Ventiquattro clandestini di nazionalità afghana, pachistana e del Bangladesh sono stati rintracciati ieri da polizia e carabinieri sulla statale 106 tra i comuni di Bianco e Africo, Reggio Calabria. In base all’accordo Stato-Regioni del 6 aprile scorso, 64 migranti saranno accolti nelle Marche, 200 sono arrivati ieri in Lombardia, altri 90 a Torino, 106 invece quelli destinati al Veneto. «Si tratta — ha detto il prefetto di Verona, Perla Stancari — di adulti in possesso del permesso di soggiorno umanitario e quindi con piena facoltà di libera circolazione» . Ma il caso più eclatante è scoppiato a Roma, dove tre pullman con 150 profughi tunisini sono stati bloccati venerdì pomeriggio in via di Grottarossa da un presidio di residenti che hanno alzato le barricate: «Qui non si devono fermare» . Così i bus hanno fatto marcia indietro, scaricando i tunisini in un campo. Per ore hanno atteso sotto la pioggia. Poi la maggior parte è fuggita a piedi verso i boschi del Parco di Veio oppure facendo l’autostop: «Abbiamo il permesso di soggiorno e ci possiamo muovere liberamente» , dicevano. Adesso dove saranno? Durissima la reazione del sindaco Alemanno: «La situazione è stata gestita malissimo, io stesso non sono stato avvertito, non erano questi gli impegni» . Ma la Protezione civile taglia corto: «La struttura nazionale ha agito in osservanza degli impegni sanciti dall’accordo del 6 aprile tra governo, regioni, Anci e Upi» . Il sindaco, però, contrattacca: «La città è già al limite. La Protezione civile e il governo devono accogliere gli immigrati in luoghi adatti. Qui vivono già 8 mila rifugiati e 2 mila nomadi. Con 20-30 mila persone in arrivo dal Nord Africa c’è il rischio altissimo di accampamenti abusivi, vere e proprie favelas. Rischiamo di tornare agli anni 70, a quelle situazioni da film di Pasolini che avevamo risolto con un grandissimo sforzo» . Ora dei 150 di venerdì ne sono rimasti 40. «Li ospiteremo per due giorni — conclude Alemanno —. Poi anche loro andranno via da Roma» .
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