Telecom, resa dei conti sul controllo del gruppo
MILANO – L’assemblea dei record, con oltre il 51% del capitale presente, non servirà solo a rinnovare il consiglio d’amministrazione di Telecom Italia per il prossimo triennio. Dimostrerà anche se qualcuno, nella fattispecie Telco, controlla direttamente, con il 22,5% del capitale, la società . E quindi, se la holding partecipata da Telefonica, Generali, Intesa Sanpaolo e Mediobanca esercita una funzione di controllo e direzione sulla società . Una tesi sostenuta dalla Findim di Marco Fossati che lamenta da parte degli amministratori una gestione non proprio diligente. Quanto meno in relazione alla cessione di Hansenet a Telefonica per 900 milioni di euro a fronte di una valutazione di circa 1,5 miliardi. Il voto di oggi mette quindi Fossati davanti a un bivio. Da un lato il rischio di non vedere eletto neppure un consigliere della sua lista, a fronte del 5% di azioni in portafoglio; dall’altro la possibilità di stringere un patto con i fondi per votare la lista di Assogestioni, che però continua a ribadire la volontà di non avere un ruolo attivo nella gestione aziendale. Il primo scenario rafforzerebbe l’ipotesi del controllo di fatto di Telco su Telecom che grazie al premio di maggioranza previsto dallo statuto nominerebbe, per il secondo triennio consecutivo, 12 consiglieri su 15. Il secondo scenario è più complesso. Del 51% del capitale presente, voterà per Telco il 25% circa (22,5% della holding, più il 2-3% dei fondi); Assogestioni (candidati Luigi Zingales, Ferdinando Beccalli Falco e Francesco Profumo) punta quindi al 17% cui potrebbe aggiungersi l’1% di Bankitalia e lo 0,5% dei piccoli azionisti riuniti in Asati. Findim potrebbe quindi raccogliere oltre alla sua quota un altro 2-3% e portare tutti i suoi voti verso Assogestioni. Con la possibilità di trovarsi maggioranza nominando tutti i suoi 3 consiglieri, cui si aggiungerebbero i 3 indipendenti dei fondi e i 3 Telco (in questo caso Cesar Aliert, Tarak Ben Ammar e Franco Bernabé) come lista di minoranza. A questo punto mancherebbero 6 consiglieri per arrivare a 15 e si dovrebbe procedere con l’elezione diretta, votando nominativo per nominativo. A meno che l’assemblea non decida di ridurre a 9 il numero degli amministratori. A smorzare un’ipotesi del genere sono però i nomi della lista Findim. Il primo candidato di Fossati è Gianemilio Osculati, ex McKinsey, oggi presidente di Eurizon Vita, un «affiliato» – secondo i proxy internazionali – a Telco, in quanto Eurizon appartiene a Intesa Sanpaolo. Insieme a Osculati, ci sono poi l’ex ad di Wind Paolo Del Pino e il portoghese Carlos Manuel De Lucena, vicepresidente della brasiliana Vivo, controllata proprio da Telefonica. Come a dire che un accordo in extremis con Telco non è da escludersi a priori. Ma se così non fosse Fossati sarebbe pronto a dare battaglia in tutte le sedi per dimostrare il controllo effettivo su Telecom.
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