Strage di Marrakech, si indaga su Al Qaeda “L’ordigno era telecomandato, niente kamikaze”

by Editore | 30 Aprile 2011 7:43

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«Privilegiamo questa ipotesi», precisa il ministro delle Comunicazioni Khalid Naciri, «ma battiamo anche altre piste. Nessuna esclusa. Per il momento non ci sono prove tangibili per accusare nessuno. Questa azione non metterà  comunque in discussione il processo di riforme avviato dal governo». L’esplosione che ha devastato l’intero primo piano dello storico locale, collocato su una posizione privilegiata delle splendida piazza Jamaa el Fna, è stata chiaramente un attentato. Ad agire, stando ai primi rilievi della polizia scientifica e agli esperti anti terrorismo, non sarebbe stato un kamikaze come si è pensato sin dal primo momento. L’ordigno sarebbe stato fatto esplodere con un comando a distanza. Lo ha svelato il ministro dell’Interno marocchino durante un’audizione in Parlamento. Le indagini, proseguite senza sosta sin dalle 11,50 di giovedì, quando l’ordigno ha devastato il caffè e ha fatto scempio degli avventori che si godevano il panorama dalla terrazza, stanno raccogliendo tutte le testimonianze utili per risalire all’autore dell’attentato. Oltre al barista che si trovava dietro il bancone ci sono altre persone che ricordano un uomo che ha ordinato un succo d’arancia ed è sparito poco prima dell’esplosione. L’atmosfera che si respirava ieri a Marrakech e in particolare nel suk che si apre sulla piazza era un misto di paura e di sorpresa. Nessuno si aspettava un’azione così clamorosa. Il Marocco non è scosso dalle rivolte che attraversano tutto il Maghreb e il terrorismo jihadista ha difficoltà  a farsi spazio. Il sovrano, Mohammed VI, ha frenato subito le prime manifestazioni di malcontento avviando una serie di riforme e aumentando i salari delle classi meno abbienti. «Non ci faremo intimidire», ha promesso il ministro delle Finanze in visita a Madrid. «Lavoreremo duramente affinché questo barbaro episodio non abbia impatto sul turismo». Parole di condanna sono arrivate persino dai militanti salafiti in carcere. Con un video postato su youTube hanno spiegato che «l’attentato di Marrakech danneggia soprattutto la nostra causa». L’azione non è stata ancora rivendicata. Si parla di un detenuto condannato per stupro e arruolato in carcere dagli jihadisti come uno dei possibili autori. Ma si tratta di voci, di illazioni. Tutte prontamente smentite.

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