Siria, massacro nel “venerdì della collera”
GERUSALEMME – In tutte le principali città siriane decine di migliaia di persone sono scese in piazza rispondendo all’appello contro il regime di Bashar Assad lanciato dai “Giovani della rivoluzione siriana” su Facebook e il “venerdì della collera” è finito in un bagno di sangue. Almeno sessantadue le vittime accertate, centinaia i feriti e gli arrestati. A Dera’a, città martire e simbolo di questa rivolta da lunedì scorso sotto assedio delle forze speciali, la protesta è finita in un nuovo massacro. I reparti della sicurezza guidati da Maher Assad, fratello minore del presidente, hanno sparato sulla folla che si era riunita all’uscita della preghiera del venerdì, venti i morti accertati, centinaia i feriti che hanno invaso gli ospedali. Ma fonti interne alla città contattate da Repubblica, tracciano un bilancio ancor più drammatico, i morti sarebbero almeno trenta. Molti cadaveri sono abbandonati nelle strade, gli ospedali si rifiutano di mandare fuori le ambulanze perché sono subito prese di mira dai militari. Da cinque giorni la città è preda delle bande di miliziani fedeli al presidente, che si abbandonano a saccheggi di case e negozi, esecuzioni sommarie, vendette, arresti arbitrari. Dera’a è isolata da una cintura di carri armati che blocca ogni accesso al centro dove ormai scarseggiano i generi alimentari, è stata tagliata l’elettricità e le case sono senz’acqua. Gli ospedali sono allo stremo, la morgue è piena di cadaveri – oltre cento i morti in questa città in sei giorni – perché non è possibile fare i funerali, le centinaia di feriti curati e operati hanno svuotato i magazzini. Quattro delle vittime di ieri erano soldati, coscritti che si sono rifiutati di sparare sulla folla e sono stati giustiziati dai loro ufficiali. In città l’intero V° reggimento da tre giorni ha disertato e si è schierato con la protesta. Gli altri morti sono tutti civili uccisi quando le forze di sicurezza del regime hanno aperto il fuoco sulle migliaia di persone che dalle zone limitrofe alla città si erano messe in corteo per forzare il blocco e portare aiuti e cibo agli abitanti, stremati dall’assedio dell’esercito. Drammatiche le notizie che giungono da Homs, la città industriale nel centro del Paese, dove la polizia ha aperto il fuoco sulla folla, erano oltre diecimila i partecipanti alla marcia contro il regime. Nove le vittime civili, morti anche tre agenti – secondo il ministero dell’Interno siriano. A Damasco la Guardia repubblicana si è schierata lungo le principali arterie della città prima della preghiera del venerdì per intimidire la popolazione. Ma sfidando le forze di sicurezza, manifestazioni anti-regime con migliaia di dimostranti si sono tenute ugualmente a Midane, nei sobborghi della capitale siriana. Banyas, la città costiera siriana a nord della capitale, è da ieri assediata dalle forze di sicurezza. Nonostante il dilagare delle manifestazioni il presidente Assad prosegue con la “soluzione militare” contro le richieste della piazza. Il regime mostra le prime crepe con defezioni di parlamentari e membri del Baath, il partito-Stato della minoranza alawita. Incurante delle pressioni internazionali, Assad sta portando la Siria verso uno “scenario libico”. Alle centinaia di siriani in fuga verso il confine libanese ieri si sono aggiunti quelli che hanno cercato di passare il confine a nord con la Turchia, la Giordania, che già ospita migliaia di rifugiati, ha rafforzato il controllo alle sue frontiere. Gli Usa dovrebbe annunciare sanzioni entro oggi, mentre ieri sera a Bruxelles si è riunito il Comitato politico di sicurezza dell’Ue (Cops), che riunisce gli ambasciatori dei 27 paesi Ue, per discutere misure punitive per il regime di Damasco: il congelamento dei beni posseduti in Europa da Assad, familiari e uomini e istituzioni del regime, il divieto di viaggiare in Europa e un embargo alla vendita di armi. Inoltre l’Ue potrebbe decidere la sospensione degli aiuti economici di cooperazione alla Siria, e dei prestiti erogati dalla Banca europea degli investimenti: un totale di 210 milioni di euro l’anno.
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