Silenzio e digiuno: il Venerdì Santo dedicato ai migranti morti nel Mediterraneo

by Sergio Segio | 18 Aprile 2011 10:14

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MILANO – Dedicare il Venerdì Santo ai migranti morti nel Mediterraneo con una giornata di digiuno e silenzio, anche da internet. L’appello è stato lanciato su Facebook da Francesco Comina, coordinatore del Centro per la pace di Bolzano, e si concretizzerà  nella giornata di venerdì con un momento di raccoglimento davanti al Municipio del capoluogo altoatesino. “Ci ritroveremo alle 18.30 davanti al Comune -spiega Francesco Comina- per creare un circolo silenzioso di persone. Stiamo cercando di coinvolgere anche alcuni dei migranti arrivati in questi giorni”. L’appello è stato raccolto e rilanciato a livello nazionale da Pax Christi e dal Movimento nonviolento, l’obiettivo è quello di proporre momenti di riflessione e silenzio anche in altre città  italiane.

“Non si può celebrare il venerdì santo senza i migranti. Non avrebbe alcun significato”, si legge nel testo dell’appello che cita il monito lanciato da Bonhoeffer durante il nazismo: “Come possiamo cantare in gregoriano nelle nostre chiese mentre si ammazzano col gas gli ebrei?”. Allo stesso modo, “noi possiamo cantare nelle nostre chiese la Pasqua di resurrezione senza pensare agli anonimi che ogni giorno muoiono nel mare, con il sogno, ancora vigile, di un riscatto possibile? Possiamo celebrare la messa pasquale senza pensare ai bambini stramazzati dal freddo, dalla fame, dal naufragio? Senza pensare alle donne annegate e trascinate dall’acqua?”.

“Fare digiuno il venerdì santo significa entrare in un rapporto di empatia con i poveri dimenticati, con il dramma di quei barconi affondati nel mare, con la sofferenza e la disperazione dei familiari che sono sopravvissuti perdendo figli, mogli, mariti, amici -si legge nel testo dell’appello-. Fare silenzio significa uscire dal caos delle parole e commemorare la morte del prossimo”

Il Mediterraneo, il “Mare Nostrum” è diventato “Mare Monstrum”. “Ogni giorno divora i disperati che azzardano la sfida del tempo e della precarietà . Il cimitero del prossimo è lì, nei fondali di un mare dove sono sepolti gli anonimi respinti dal governo, i poveri Cristi su cui ogni giorno si depositano le lingue di fuoco dell’intolleranza e del razzismo -prosegue il testo-. Ci sono braccia che si allungano, ci sono uomini che si lanciano nell’aiuto. Ma sono i volenterosi che presidiano le coste. Altri vorrebbero dispiegare la marina, chiudere il varco con gli eserciti e addirittura ipotizzare di sparare al prossimo, annientandolo anche fisicamente. Un cinismo non solo italiano. Perfino le più avanzate democrazie europee, che nei decenni passati hanno avuto pressioni migratorie molto più cospicue delle nostre, oggi dicono: Non c’è posto, non venite, non azzardatevi”.

“Fra pochi giorni festeggeremo la Pasqua di resurrezione del Signore. Una Pasqua che passa inevitabilmente per il Venerdì santo. Il giusto viene condannato a morte con i sigilli del potere e con il clamore manipolato del popolo -prosegue il testo dell’appello-. E’ la stessa morte dei migranti, divorati dal Mediterraneo inospitale, rifiutati con i sigilli del potere, respinti dalle leggi, inascoltati dal clamore di un popolo allarmato da una propaganda martellante di morte, di paura, di insicurezza, di paranoie identitarie, di pregiudizi e di vittimismo”. (is)

 

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