San Paolo chiusa dal Vaticano contro l’occupazione dei rom

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 Già  alle nove di sera la tensione era salita, quando un’ ordinanza del sindaco Alemanno fa smontare la tenda della Protezione civile, ma soprattutto quando la gendarmeria vaticana impedisce ai rom rimasti fuori dalla basilica di ricongiungersi con i figli che erano rimasti all’interno. È la triste conclusione di una giornata in cui né il Campidoglio né il Vaticano sono riusciti a trovare una soluzione per i circa 150 rom che da venerdì occupano pacificamente la basilica di San Paolo. E una parte dei quali ha trascorso la notte in tenda. E ierimattina una parte di loro ha fatto l’errore di uscire dalla chiesa dove avevano trascorso la notte per comprare qualche genere alimentare, mettere ordine nelle proprie cose lasciate in macchina. Almomento del rientro si sono visti l’accesso bloccato dalla gendarmeria vaticana armata di pistola. «Chi è uscito non può rientrare», hanno spiegato gli agenti. «Ma come? avevamo anche chiesto il permesso per uscire e ci avevano risposto che non c’erano problemi », hanno protestato i rom. Il risultato è che una buona parte di quanti avevano tarscorso la notte nei due stanzoni adiacenti il chiostro adesso sono fuori. E tra loro ci sono anche moltissimi bambini, che per fortuna non perdono la voglia di giocare e rincorrersi. Situazione di stallo, che resterà  così fino a sera senza che nessuno riesca a trovare una seppur minima soluzione. Giorgio Ciardi, il delegato del sindaco Gianni Alemanno per la sicurezza, prosegue inutilmente la trattativa cominciata il giorno prima. Anche perché la proposta del Campidoglio è sempre la stessa: donne e bambini per una ventina di giorni nel Cara di Castelnuovo di Porto e gli uomini ospitati in una struttura della capitale. E i nomadi contiuano a rispondere di non voler dividere le famiglie. Per la verità , una piccola novità  nella giornata c’è stata: una decina di rom ha infatti accettato di essere rimpatriata in Romania. A convincerli probabilmente, oltre alla situazione estremamente precaria per loro dopo lo sgombero dal campo di Casal Brusciato in cui vivevano, anche l’offerta di 1.000 euro (500 messi dalComune, 500 dalla Caritas) se accettavano di andarsene. In mattinata un pullman li ha trasportati a Castelnuovo di Porto e martedì verranno accompagnati in Romania. Per il resto tutto fermo. Per ore monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas romana, tenta una mediazione: trasferimento al Cara ma con gli uomini, alloggiati però in palazzine diverse da quelle in cui andranno donne e bambini. Niente da fare, tutto resta fermo fatta eccezione per due o tre scout che cominciano a distribuire crackers, acqua e biscotti a tutti i rom, sia quelli dentro la basilica che quelli rimasti fuori. A un certo punto è chiaro che ilCampidoglio si sta tirando fuori. Fallito anche l’ultimo tentativo, Ciardi lascia infatti il campo. Il problema, pare di capire, ormai è solo nelle mani del Vaticano. Ancora un paio d’ore, però, e anche monsignor Feroci va via: «Non sono io che devo decidere, non sono io che devo decidere», ripete prima di infilarsi nell’auto e sparire. Ai rom non resta che fare un’assemblea con le associazioni e prendere l’unica decisione possibile. Siccome molti hanno la famiglia ancora dentro la basilica, e per molti nuclei familiari non ci sono alternative, l’unica è attrezzarsi con le tende. «Speriamo di rientrare all’internodella basilica, ma se questo non sarà  possibile ci accamperemo qui per la notte – spiegano -. Speriamo che la polzia non intervenga ». Le uniche persone che possono sbrogliare la matassa e trovare una soluzione sono all’interno del Vaticano, ma nessuno fino a ieri sera tardi, nonostante la pioggia, si è fatto sentire. Intanto nella basilica cominciano ad arrivare i primi fedeli. Per le 20,30 è prevista la veglia pasquale, con la celebrazione della messa amezzanotte. Chi si reca in chiesa deve passare di fronte all’improvvisato accampamento, con i rom che premono sui cancelli della chiesa per entrare. «A San Paolo va in scena un duplice copione», commenta Catarci. «Da una parte c’è il dramma dei circa 150 senza fissa dimora, uomini, donne e bambini che hanno prtato la disperazione del loro sguardo dentro la basilica – dice il presidenmte dell’XI Municipio – . Dall’altra la saga dell’ipocrisiadel sindaco che dalla Via Crusis parla di solidarietà  verso quei migranti che perseguita». Per oggi le associazioni hanno organizzato un pranzo pasquale per i rom.Ovviamente davanti alla basilica.


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