Romano resta sotto inchiesta per mafia
PALERMO – La richiesta di archiviazione della Procura per il ministro Saverio Romano, indagato di concorso esterno in associazione mafiosa, non convince il gip Giuliano Castiglia. Ieri mattina, il giudice avrebbe dovuto decidere, dopo aver sentito avvocati e pubblici ministeri. Invece, non ha aperto neanche la discussione, e ha chiesto al pm Nino Di Matteo di inviargli nuove carte: sono quelle dell’indagine su mafia e politica che ha portato in carcere l’ex governatore Totò Cuffaro. Era il 2000 quando il Ros piazzò una cimice nel salotto del boss di Brancaccio Giuseppe Guttadauro: fra i più assidui frequentatori c’era uno dei delfini di Cuffaro, l’ex assessore Mimmo Miceli, anche lui oggi condannato. In un’intercettazione, Miceli si dava da fare per organizzare un incontro fra Guttadauro e Romano. Ma l’incontro, poi, non sarebbe avvenuto. «Non mi sorprendo affatto per la decisione del giudice – dice il ministro Romano da Lussemburgo – ho sempre detto che il gip non è un passacarte: secondo me, non erano stati trasmessi dei documenti che dovevano supportare la richiesta dei pm». I legali del ministro, Franco Inzerillo e Raffaele Bonsignore, insistono: «Il giudice non ha disposto nuove indagini». In Procura si fa invece notare che gli atti dell’inchiesta Guttadauro su Romano erano già stati inviati. Il gip vuole invece vedere tutto il fascicolo su mafia e politica. Ha già fissato udienza per il 9 giugno. Intanto, la Procura sta preparando un’altra richiesta per Romano: riguarda l’indagine che lo vede indagato per corruzione aggravata. I pm chiederanno alla Camera l’utilizzazione di alcune intercettazioni, risalenti al 2004, in cui l’allora deputato Romano parlava con l’avvocato Gianni Lapis, prestanome dei Ciancimino nel business della metanizzazione. Fra gli argomenti trattati, anche la preparazione del testo della legge 350, che ha previsto per le aziende del gas un abbattimento dell’Iva.
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