Rimpatri, due voli al giorno e blocco navale
ROMA – Due voli al giorno per i rimpatri. Due navi militari italiane, al largo delle coste tunisine, per intercettare e dissuadere nuove partenze. Cabina di regia con le Regioni per la ripartizione definitiva dei profughi. Silvio Berlusconi traccia la road map per uscire dall’emergenza immigrazione. Promesse, le sue, che sollevano non poche perplessità tra i governatori regionali e tra gli stessi tecnici del Viminale, in prima linea nella crisi. Sbarcano in 244 mentre il premier garantisce che «quanto successo a Lampedusa non si ripeterà più» e dice ai lampedusani che il governo «è stato di parola» nello svuotare l’isola. La conta ieri si ferma a quota 890 nuovi arrivi, che sommati ai 700 di venerdì fanno oltre 1.500. E altri 60 approdano a Pantelleria. Ma il sistema dei trasferimenti comincia a funzionare e sull’isola rimangono solo gli ultimi arrivati e i 184 tunisini, pronti per il rimpatrio. «Da lunedì – promette Berlusconi – ci saranno due voli al giorno per i rimpatri in Tunisia. Contiamo molto – aggiunge – sulla dissuasione psicologica. Immagino che i rimpatri facciano capire che non vale la pena pagare i trafficanti di uomini e rischiare la vita sui barconi». L’Italia fornirà alla Tunisia «aiuti concreti»: 150 fuoristrada e 4 motovedette per il controllo delle coste. Non solo. «C’è un accordo – sostiene Berlusconi – per mandare nostre navi appena fuori le acque territoriali per l’intercettazione delle imbarcazioni». Il meccanismo prevede che due navi della Marina Militare (la San Marco e la San Giorgio) avvertano «la marina tunisina che dovrebbe intervenire. Se questo non fosse possibile, offriamo il nostro intervento con l’accompagnamento attraverso le nostre imbarcazioni al porto più vicino». Quanto questi respingimenti siano praticabili, neanche il premier pare saperlo veramente. «Quelle due navi della nostra Marina non sono adeguate ad operazioni di intercettazione – spiega un’autorevole fonte del Viminale – né vi sono regole che consentono ai nostri uomini respingimenti e tantomeno accompagnamenti forzosi nei porti tunisini». Berlusconi annuncia poi che «mercoledì si riunirà la cabina di regia» con le Regioni «per la ripartizione degli immigrati nei centri di accoglienza del ministero dell’Interno, dove disponiamo di 7.000 posti». E ancora: «La situazione negativa nell’approccio al problema è stata superata. Non c’è più la contrarietà delle regioni del Nord. Il Veneto ha firmato, ma al momento non dispone di strutture idonee all’accoglienza». Rassicurazione che non sembra convincere il presidente della Toscana, Enrico Rossi: «Basta giochi. Lombardia, Veneto e Piemonte devono assumersi le proprie responsabilità . Non è possibile gravare sempre e solo sulle stesse Regioni. Ci aspettiamo una vera distribuzione nazionale, in cui tutti facciano la propria parte: è una questione di giustizia e di unità nazionale».
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