Quindici spari contro i banditi in fuga vigilante uccide due rapinatori nel Bresciano
QUINZANO D’OGLIO (BRESCIA) – Sembrava un colpo di routine per la «banda della Bravo nera», come li avevano ribattezzati i carabinieri di Brescia. Pure un po’ rischioso per i loro standard da centomila euro a raid. Non tanto per l’obiettivo: una filiale della Cassa Artigiana e Rurale in via Cavour, al centro di Quinzano d’Oglio, Bassa bresciana, 10.300 euro razziati mostrando i taglierini, ore 15.10 di ieri. Quanto per la fuga: un dedalo di stradine, potenziale trappola in caso di imprevisto. E infatti. Il fato vuole che i tre rapinatori con le maschere di lattice sul volto incrocino un furgone portavalori che ha appena consegnato il denaro alla filiale dell’Ubi, venti metri più indietro. L’autista inchioda, il vigilante scende e impugna la sua Beretta bifilare, intimando l’alt. Una, due, tre volte. I tre scappano verso la Fiat parcheggiata nella vicina via Pianeri, uno entra nella bottega del calzolaio Giuliano Sanzeni, terrorizzandolo, poi i fuggitivi saltano in auto. Tentano di investire in retromarcia il metronotte che spara due colpi in aria. E non si ferma. Li insegue, vuotando i 15 colpi del caricatore. La Bravo va a schiantarsi cento metri più in là , sul muro della scuola media Pio XII, cinque fori sul cofano, il lunotto polverizzato. Il guidatore, Dario Delle Grottaglie, 30enne, di Cirié, riesce a divincolarsi dall’airbag e a scappare: ruberà una bici a una passante, lo troveranno tre ore più tardi nelle campagne di Pontevico, circondato da un elicottero e 25 pattuglie. Gli altri due restano stecchiti. I volontari del 118 proveranno invano a rianimare sull’asfalto Ivan Alpignano, 38 anni, di Caselle Torinese, e Otello Astolfi, 62 anni, ravennate di Lido Adriano, veteranissimo delle rapine en travesti tra Veneto, Emilia Romagna e Piemonte con quarant’anni di carriera alle spalle e una fama di «nonno della Skorpion». Forse c’è un quarto uomo ancora in fuga. La guardia giurata, 35 anni, arriva un attimo dopo lo schianto e chiede con un filo di voce a una passante di chiamare i carabinieri. Quando arrivano i militari del comando provinciale, in testa il colonnello Marco Turchi, ascolteranno la sua versione e la riferiranno al pm Fabio Pinto, all’aggiunto Claudio Salamone e al procuratore capo Nicola Pace. A sera la sua posizione sarà ancora «al vaglio». Uno dei suoi proiettili fora anche il furgone dei Lampugnani, titolari del ristorante Epoca dirimpetto alla banca derubata. A pranzo avevano servito risotto e macedonia al ct della Nazionale Cesare Prandelli, che vive nella vicina Orzinuovi, uscito un’ora prima del colpo e degli spari: «Mi hanno telefonato dopo – racconta – ho pensato che nella vita ci vuole fortuna e io ne ho avuta tanta».
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