Quei danni collaterali

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Altri ribelli ritengono però la Nato responsabile di aver fatto delle vittime civili tra Brega e Ajdabiya. La Nato, ovviamente, sta indagando. Ma è bene che lo faccia seriamente ed esaminando i parametri giusti perché nessuno sopporterebbe più un portavoce come Jamie Shea che chiamava in causa i cosiddetti danni collaterali ogni volta che gli aerei della Nato facevano vittime civili in Serbia e Kosovo. Per definizione il danno è collaterale quando non è intenzionale ed è inevitabile per conseguire uno scopo molto più importante del danno stesso. Se il danno è la perdita di civili innocenti lo scopo dell’azione dev’essere vitale. Ma non è uno sbaglio. Quando chi spara ha la superiorità , la sicurezza di non essere colpito, la precisione e la potenza ogni vittima civile può non essere intenzionale soltanto per difetto d’informazione o per un guasto tecnico, ma non per sbaglio: il pilota centra esattamente il bersaglio che gli è stato assegnato o che in quel momento ritiene ostile. Il suo fuoco non è mai amico. L’eventualità  di colpire innocenti o civili durante un attacco contro combattenti irregolari come sono sia quelli di Gheddafi sia quelli dei ribelli è sempre prevista, come quella di dover sacrificare scudi umani o di essere indotti alla reazione da infiltrati provocatori. La scelta di colpire o non colpire è sempre deliberata e fa parte della responsabilità  del comando in guerra. Il danno che ne deriva è intenzionale e di estrema gravità  sul piano umano, legale e politico. La Nato perciò deve solo accertare se le informazioni erano sufficienti, le regole d’ingaggio appropriate, gli apparecchi efficienti e i piloti sani di mente. In caso affermativo deve soltanto chiedersi se il suo scopo è vitale e se è questa la guerra che vuole combattere.


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La notizia è di ieri: abbiamo mandato le navi ad esercitarsi nel mare davanti alla Libia. Che non serva anche a proteggere le nostre forniture di gas?

Gli F-16 restano ad Aviano

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Allarme ad Aviano. È scattato quando il Wall Street Journal ha scritto che il presidente Barack Obama, nella sua visita a Varsavia il 27 maggio, annuncerà  il trasferimento permanente di caccia F-16 statunitensi dalla base aerea italiana a quella di Lask in Polonia. Nella cittadina friulana, riporta il Gazzettino, vi è preoccupazione per le possibili perdite economiche: qui risiedono 4.200 militari Usa che, con i familiari, salgono a circa 10mila persone; e nella base lavorano 800 dipendenti civili italiani. Vi è inoltre un indotto, formato da decine di piccole e medie imprese che si occupano della logistica e delle forniture della base.

Sotto le bombe, la tragedia di Gaza

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GAZA CITY. Piange Sami Ajrami, per la sua bimba. La scheggia di una bomba esplosa a pochi metri dalla sua casa ha reciso di netto due dita della piccola. Sami non si dà  pace, lo sfogo del pianto non basta a tenere a freno quel misto di rabbia e disperazione che gli stringe lo stomaco da quando uno dei raid aerei israeliani ha rischiato di sterminare la sua famiglia.

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